La giovane artista statunitense Katheleen Ryan (ho già parlato di lei qui) crea delle strane sculture, iperrealiste e mutanti, opulente e decadenti. In bilico tra la descrizione della realtà e una sua radicale trasfigurazione.
Fuor di metafora, si tratta di frutta, “Bad Fruits”: limoni ,arance, pesche ma anche agurie e uva, rigorosamente ammuffite. E fittamente ricoperte di pietre preziose o semi-preziose.
Con in mente le nature morte olandesi del XVII secolo, Katheleen Ryan, lavora della schiuma sintetica, poi la dipinge in modo grossolano. Infine colora le sculture usando perle di vetro e, appunto, pietre preziose e semi-preziose. Il risultato sono dei grandi frutti, incredibilmente realistici se visti da lontano, che man mano ci si avvicina svelano tutta la loro tessitura ricca ed elegante.
Ultimamente Ryan ha prodotto delle nuove sculture. Sempre di frutta andata a male si tratta, ma l’artista si è fatta più audace e ha incorporato nelle opere degli elementi che ne ridiscutono la natura. Per esempio, la buccia dell’anguria è composta da parti di un camper Airstream Safari del 1973. Scelto per il suo valore iconico nell’immaginario statunitense del secondo dopoguerra (simbolo di futuro, vita on the road, benessere, libertà), il camper dà una nota fantascentifica alla narrazione. E anche l’uva, tenuta insieme da un groviglio di cannucce di rame, ha un aspetto più alieno del solito.