Sous le Ciel: Le installazioni di Leandro Erlich che ingannano i visitatori de Le Bon Marché di Parigi ma con poesia

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Concettuale ma poetica la mostra “Sous le Ciel” di Leandro Erlich invita lo spettatore a non fidarsi di uno sguardo frettoloso. E lo fa trasformando le scale mobili di Le Bon Marché in un nastro di moebius e gli ascensori in un gioco di specchi. Senza dimenticarsi di disseminare le vetrine di nuvole. Perché secondo Erlich il cielo di Parigi è diverso da quello di tutte le altre città. 
Dopo Ai Weiwei e Chiharu Shiota quest’anno tocca all’artista argentino Leandro Erlich esporre ai grandi magazzini iconici Le Bon Marché Rive Gauche di Parigi. La mostra si intitola “Sous le Ciel” (Sotto il Cielo) e concentra in una personale importate ma non monumentale i temi cari a Erlich: le potenzialità narrativa dei particolari architettonici, l’importanza del punto di vista e di osservazione, l’essenza quasi onirica della realtà. Ma soprattutto il confine sottile che separa verità e verosimiglianza.

Il tema della mostra, e il suo titolo "Under the sky", deriva dalla mia fascinazione per i cieli delle città- spiega Leandro Erlich in un intervista rilasciata al magazine di Le Bon Marché- Per me, ogni città ha una forte relazione con il "suo" cielo. Influenza la sua popolazione, il suo dinamismo e la sua atmosfera generale. Il cielo di una città ne cambia la percezione”.

“Sous le Ciel” si compone di un importante installazione site specific nell’atrio dei grandi magazzini che modificando l’aspetto delle scale mobili (a vista e ben riconoscibili) cambia completamente la percezione dello spazio. Più o meno simile il concetto per l’altra installazione che coinvolge gli ascensori di Le Bon Marchè. Le vetrine, invece, sono state disseminate di sculture leggere e fluttuanti a forma di nuvole. 
Infine c’è la serie di fotografie ‘Nubes of Paris’ scattate durante la preparazione della mostra (novembre 2017) per rendere omaggio al cielo della città.

Per concludere c’è da chiedersi cosa ne pensi Leandro Erlich del cielo di Roma dato che una sua opera è attualmente in mostra al Chiostro del Bramante nell’ambito della collettiva ‘ENJOI. L’arte incontra il divertimento’ (fino al 25 febbraio 2018). Chissà. (via 24sevres)

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Leandro Elrich, Nubes of Paris

Leandro Elrich, Nubes of Paris

Leandro Elrich, Nubes of Paris

Leandro Elrich, Nubes of Paris

Tadashi Kawamata invade un antico edificio parigino con un enorme nido fatto di… bacchette

tadashi kawamata, the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili tutte le immagini © tadashi kawamata tutte le fotografie, archivi kamel mennour / courtesy l'artista e kamel mennour paris / londra

tadashi kawamata, the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili
tutte le immagini © tadashi kawamata
tutte le fotografie, archivi kamel mennour / courtesy l'artista e kamel mennour paris / londra

Per fare ‘The Nest’ nell’antico palazzo parigino che ospita la galleria Kamel Mennour a Tadashi Kawamata ci sono volute 100 mila bacchette di legno. Comprensibilmente, visto che l’opera non si limita a riempire tre grandi stanze ma si estende anche sulla facciata dell’edificio. Tra un angolo di tetto in ardesia e un terrazzo ornato, tra una finestra e un cornicione. 

L’artista giapponese Tadashi Kawamata a qualche mese dalla sobria e magica installazione ‘The Shower’ alla Fondazione Made in Cloister, nel chiostro della chiesa di Santa Caterina a Formiello di Napoli, torna nella sua Parigi (è originario di Hokkaido ma vive nella ville lumière ormai da anni) con un’opera importante. L’installazione ‘The Nest’, infatti,  è grande e laboriosa ma anche un concentrato di temi cari a Kawamata.
C’è il fluire del tempo, il rapporto stretto e conflittuale con l’architettura. Ci sono l’ordine e il caos. E c’è innanzitutto il nido, che insieme alla capanna e alla casa sugli alberi, è una forma ricorrente nel suo lavoro.
“Se qualcuno vede una capanna su un albero in giardino, ripensa a quando era bambino- ha spiegato in un’intervista rilasciata tempo fa al sito Artribune- Per me è molto interessante il ricordo di quelle sensazioni. La mia capanna sull’albero non è in realtà abitabile. È solo un richiamo all’immaginazione delle persone, alla sensazione di stare lì. Ovviamente questo vale anche per il mio nido.”
‘The Nest’, inoltre, è un opera effimera. Destinata a durare il tempo della mostra.
“I miei lavori sono come bozzi sulla fronte- ha detto al sito Designboom- sono una reazione dell’organismo, di cui si nutrono e dal quale scompaiono con la stessa rapidità con cui sono apparsi". 
Perché l’installazione di Kawamata è rassicurante solo a prima vista ma a uno sguardo più prolungato svela la sua natura parassitaria. Come fosse il bozzolo per qualche forma di vita aliena.

La galleria Kamel Mennour di Parigi ospiterà ‘The Nest’ di Tadashi Kawamata fino al 27 gennaio 2018. ( via Designboom)

K-8, 2017 | legno, bastoni, colla | 45 x 45 x 30 cm

K-8, 2017 | legno, bastoni, colla | 45 x 45 x 30 cm

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

K-7, 2017 | legno, bastoni, colla | 50 x 45 x 30 cm

K-7, 2017 | legno, bastoni, colla | 50 x 45 x 30 cm

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

K-6, 2017 | legno, bastoni, colla | 185 x 45 x 40 cm

K-6, 2017 | legno, bastoni, colla | 185 x 45 x 40 cm

K-1, 2017 | legno, bastoni, colla | 100 x 85 x 90 cm

K-1, 2017 | legno, bastoni, colla | 100 x 85 x 90 cm

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

the nest, 2017 | bastoncini, colla | dimensioni variabili

I fiori fotografati da Kenji Toma così iperrealisti da sembrare irreali

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La serie ‘The Most Beautiful Flowers’ del famoso fotografo giapponese Kenji Toma sembra una sequenza di illustrazioni botaniche.  Riproduzioni dettagliate certo, ma pur sempre trasfigurate. E invece altro non sono che fotografie. Immagini di fiori talmente realiste da sembrare irreali.

Il medium fotografico, realistico per natura -spiega il sito internet di Kenji Toma-  può anche essere usato per rendere un soggetto irreale, artificiale. Il risultato è un’un altamente contemporaneo e affascinante revival del concetto di enciclopedia botanica”.

In ‘The Most Beautiful Flowers’, infatti, Kenji Toma rimette in scena il senso di scoperta e stupore di fronte alla bellezza dei fiori suscitato dagli illustratori ottocenteschi. E, in modo particolare, cita il raffinato splendore dell’enciclopedia botanica ‘Choix Des Plus Belles Fleurs’ del francese Pierre-Joseph Redouté ('Choix Des Plus Belles Fleurs' si può scaricare gratuitamente sul sito Biodiversitylibrary)
Per ottenere con la fotografia dei fiori tanto reali da sembrare artefatti Toma ha usato la tecnica del focus bracketing. Ha cioè fuso in un’unica immagine degli scatti che mettevano in primo piano punti diversi del soggetto ritratto.
Originario di Tokio, Kenji Toma, vive da tanti anni a New York.
‘The Most Beautiful Flores’ è ora anche un libro fotografico. Una vera e propria enciclopedia botanica cartacea che giocando con i concetti di citazione e reinterpretazione, sembra volerci ricordare quanto sia labile il confine tra illusione e realtà. (via Kottke)

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