Per fare ‘The Nest’ nell’antico palazzo parigino che ospita la galleria Kamel Mennour a Tadashi Kawamata ci sono volute 100 mila bacchette di legno. Comprensibilmente, visto che l’opera non si limita a riempire tre grandi stanze ma si estende anche sulla facciata dell’edificio. Tra un angolo di tetto in ardesia e un terrazzo ornato, tra una finestra e un cornicione.
L’artista giapponese Tadashi Kawamata a qualche mese dalla sobria e magica installazione ‘The Shower’ alla Fondazione Made in Cloister, nel chiostro della chiesa di Santa Caterina a Formiello di Napoli, torna nella sua Parigi (è originario di Hokkaido ma vive nella ville lumière ormai da anni) con un’opera importante. L’installazione ‘The Nest’, infatti, è grande e laboriosa ma anche un concentrato di temi cari a Kawamata.
C’è il fluire del tempo, il rapporto stretto e conflittuale con l’architettura. Ci sono l’ordine e il caos. E c’è innanzitutto il nido, che insieme alla capanna e alla casa sugli alberi, è una forma ricorrente nel suo lavoro.
“Se qualcuno vede una capanna su un albero in giardino, ripensa a quando era bambino- ha spiegato in un’intervista rilasciata tempo fa al sito Artribune- Per me è molto interessante il ricordo di quelle sensazioni. La mia capanna sull’albero non è in realtà abitabile. È solo un richiamo all’immaginazione delle persone, alla sensazione di stare lì. Ovviamente questo vale anche per il mio nido.”
‘The Nest’, inoltre, è un opera effimera. Destinata a durare il tempo della mostra.
“I miei lavori sono come bozzi sulla fronte- ha detto al sito Designboom- sono una reazione dell’organismo, di cui si nutrono e dal quale scompaiono con la stessa rapidità con cui sono apparsi".
Perché l’installazione di Kawamata è rassicurante solo a prima vista ma a uno sguardo più prolungato svela la sua natura parassitaria. Come fosse il bozzolo per qualche forma di vita aliena.