L’artista Yoan Capote crea dei paesaggi marini verosimili ed evocativi. Dipinge ad olio. E per tracciare il profilo irrequieto delle onde fissa migliaia di ami da pesca con dei minuscoli chiodi metallici.
Per completare i pezzi più grandi impiega mesi e ha bisogno dell’aiuto di decine di assistenti.
Cubano, Yoan Capote, usa numerosi mezzi espressivi, le sue opere parlano soprattutto di interazione sociale ed esperienze psicologiche. Una delle sue installazioni più note è un labirinto basato sul disengo del cervello (Open Mind), in cui le persone possono camminare come fossero neuroni, o esploratori, o forse immagini fugaci entrate nel campo visivo di qualcun’altro. Tutto dipende dal punto di vista da cui si guarda la scultura. D’altra parte la lettura delle opere di Capote non è mai lineare, come se a un certo punto l’artista stesso riconsiderasse la questiione da un’angolazione diversa.
Nella serie “Island" , per esempio, di terra ferma non c’è traccia. Sulla tela appaiono solo mare e cielo, colti durante la notte o nella luce cangiante d’alba e tramonto. Tanto che non è possibile stabilire se sono scampoli di mare aperto o frammenti della visione che si gode dalla costa. Chi li guarda viene trasportato nella tensione della linea d’orizzonte con sentimenti dettati dall’irrequietezza delle onde e dalla luce. E più si avvicina alle opere, attratto dalla materiacità scultorea del colore, dal desiderio di toccarle, più si rende conto che quelle onde allettanti sono come un filo spinato, Una recinzione composta da migliaia di ami da pesca pronti a pungere.
"Il mare è un'ossessione per qualsiasi popolazione abiti su un isola- ha spiegato Yoan Capote- Quando ero un bambino, guardavo l'orizzonte e immaginavo il mondo oltre. Il mare rappresenta la seduttività di questi sogni, ma allo stesso tempo pericolo e isolamento. (...) Volevo usare migliaia di ami per creare una superficie che fosse quasi tangibile (...) .L'amo da pesca stesso è uno strumento antico che ha mantenuto il suo design per secoli e che è anche simbolo di seduzione e intrappolamento. Per i cubani il paesaggio marino impone un limite politico e ideologico che divide famiglie, idee e sentimenti da diverse generazioni; è un muro mentale tra il presente e il futuro che colpisce la coscienza collettiva come un fascino permanente ".
Il desidero frustrato di varcare i confini, il sogno di esplorare i luoghi che si nascondono al di là dell’orizzonte. Il pericolo. Queste opere oltre a descrivere uno stato d’animo combattuto, riflettono con lucidità sulle migrazioni e sull’irrequietezza che si nasconde nel cuore di molti di noi.