La scultura lignea iperrealista di Willy Verginer (ne ho parlato qui) è unica nel suo genere. Sia perché l’uso del legno non è molto diffuso nell’arte contemporanea (soprattutto come oggetto di scultura figurativa), sia perché si riappropria di una tradizione strettamente locale, nel tempo diventata pratica artiginale condivisa, e la rivisita in modo nuovo ma personale.
Verginer, che vive e lavora a Ortisei, mette insieme elementi di design, del folklore tirolese, della Storia dell’Arte, persino della fotografia e della moda, per riconciliare l’ieri con l’oggi. Spingere il fantasma dell’artigianato furori dal santuario dell’arte. E lo fa con maestria, mettendo insieme un iperrealismo maniacale con punti di intaglio lasciati liberi, per vezzo o conferire movimento a personaggi preferibilmente ritratti in pose statiche. D’altra parte le opere di Verginer sono metafore, i suoi soggetti si parano davanti a noi (il più delle volte non considerandoci nemmeno), per spingerci a leggere i messaggi che ci portano. Onirici e sospesi, parlano sopratutto di ecologia ma (meno di frequente) anche di altri temi d’attualità.
Nella serie di opere più recente, “Rayuela” (il termine spagnolo che indica il gioco della Campana), ispirata all’omonimo romanzo dalle moltepici letture (in italiano intitolato “Il gioco del mondo”) dell’argentino Julio Cortázar, Verginer , oltre a legare a filo stretto la letteratura alle sue sculture, le inserisce in un racconto aperto e in una riflessione filosofica sul divenire. Regala, insomma, loro quello che più sembrava mancargli di più: una storia con una dimmensione temporale più estesa.
"(Nel gioco della campana), i ragazzi delineano una mappa ideale sul terreno- ha detto Verginer al sito This is Colossal- che parte dalla terra e raggiunge il cielo, attraverso tappe intermedie contrassegnate da quadrati numerati, su cui saltano a seconda del punto in cui viene lanciato un sasso. Riesco a vedere una metafora della vita in questo gioco; la nostra esistenza è piena di questi salti e ostacoli. Ognuno di noi mira a raggiungere una sorta di cielo".