Un noto aforisma attribuito a Marcel Proust, recita: “Ho orrore dei tramonti, sono così romantici, così melodrammatici.” Non deve pensarla così Giancarlo Pediconi, che ha scattato all’imbrunire un’intera serie di fotografie. Al centro di queste immagini ambivalenti, che ancorano alla forza del bianco e nero l’atmosfera onirica del racconto, per lo più c’è Roma. Città in cui l’architetto e fotografo è nato e vive tutt’ora. Forse per questo le foto, apparentemente distaccate, trasmettono un vago senso di nostalgia.
Classe 1937, Giancarlo Pediconi, ha alle spalle un’importante carriera come architetto (ha progettato residenze private e spazi pubblici oltre a ricoprire incarichi istituzionali), professione che esercita tutt’ora, ma ha sempre coltivato la passione per la fotografia. Fin da ragazzo, quando il padre gli regalò una Leica. E da diversi anni ad oggi la affianca al suo mestiere vero e proprio.
Ha usato quasi sempre il bianco e nero e predilige il paesaggio. Tema che nel suo caso si raccoglie nella matematica bellezza delle forme architettoniche o si perde, tra il rapito e l’annichilito, nella mancanza di punti di riferimento di spazi aperti in cui la natura non ha mai il sopravvento.
In una corposa serie di scatti, raccolti nella mostra “L’Imbrunire. Roma e Altrove”, recentemente inaugurata nella storica galleria La Nuova Pesa di Roma, al centro del racconto c’è la sua città. Deserta ma viva. Tanto concreta nel peso delle forme e nella forza dei chiaroscuri da diventare soggetto senziente. Come se le sculture e i bassorilievi si preparassero a una passeggiata notturna, lontani da occhi indiscreti. Alcune immagini danno la sensazione che qualcosa da un momento all’altro si prepari ad accadere. Qualcosa d’importante, s’intende. Mentre altre bastano a se stesse e di nuovo l’architettura diventa protagonista di un racconto millenario. Vagamente incantato ma pericolosamente immutabile. Quasi la contemporaneità, con il suo oggi e la sua vita, filtrasse soltanto tra le pieghe di un racconto impermeabile al divenire.