Gli archeologi scoprono uno smiley dipinto su una brocca di 3700 anni fa

brocca-smiley

Un team di archeologi italiani e tuchi ha recentemente scoperto una faccina sorridente stilizzata, una vera e propria emoji, dipinta su una brocca del 1700 AC.

Il vaso a collo corto, che veniva usato per contenere un liquido dolce, è bianco e i sottili tratti di pittura nera che definiscono lo smiley sono passati inosservati agli studiosi fino a quando non è arrivato nel laboratorio di restauro.

“La faccia sorridente è indubbiamente lì (non ci sono altre tracce di pittura sul vaso)- ha detto il direttore degli scavi, Dottor. Nicolò Marchetti, dell’Università di Bologna- E non ci sono paragoni nell’antica arte ceramica di quest’area”.

La brocca con lo smiley è stata rinvenuta al sudest della Turchia (non lontano dal confine siriano), in un grande sito di interesse archeologico, su cui sorgeva la città ittita di Karkemish.

Sul sito, oggetto di scavi da 7 anni a questa parte, hanno lavorato 25 esperti. D’altra parte quest’area è stata al centro di spedizioni archeologiche da anni ormai. Una delle prime fu quella di Lawrence d’Arabia nel 1911.

Tornando ai giorni nostri, nel sito che comprende Karkemish, oltre alla brocca con lo smiley gli studiosi hanno trovato numerosi altri manufatti.

Nel 2018 il governo turco intende trasformare il sito in un museo a cielo aperto. La brocca con lo smiley dipinto, sarà invece esposta nel vicino Museo Archeologico di Gaziantep

E pensare che fino ad ora si credeva che lo smiley fosse un'invenzione dell'artista statunitense Harvey Ball. Datata 1963 (via thehistoryblog)

Le intricatissime porcellane di Katsuyo Aoki fatte solo di ornamenti e decori

Katsuyo Aoki, "Maniera I", 2009, porcellana

Katsuyo Aoki, "Maniera I", 2009, porcellana

Ci sono volute e onde, foglie e fiori, ma anche parti di conchiglie e rami di corallo. Non c’è limite ai motivi decorativi che si ripetono e si intersecano nelle porcellane dell’artista giapponese Katsuyo Aoki.

Opere di fronte alle quali parlare di Barocco è riduttivo. Perché le sculture di Katsuyo Aoki sono fatte solo ed esclusivamente di ornamenti uniti tra loro senza soluzione di continuità. Intricatissimi. E che, per giunta, via via si fanno sempre più minuti.
“Attualmente, uso la ceramica (…) - scrive sul suo sito Katsuyo Aoki -incorporando vari stili decorativi, patterns e forme simboliche come principale asse nella creazione del mio lavoro”.

In alcune serie, i motivi si compongono a formare, corone, cornici e lampadari. Oggetti che per tradizione non si fanno con la ceramica ma che nelle opere dell’artista giapponese dimostrano grazia e naturalezza (come se la porcellana potesse essere lavorata allo stesso modo di metallo o legno). Tuttavia il materiale scelto da Aoki ha una lunga tradizione legata alla piacevolezza visiva e ai motivi ornamentali.
“Ogni stile decorativo e forma, cui alludo e che incorporo nel mio lavoro, contiene una storia basata su background storico e idee, miti e allegorie- continua - La loro esistenza al giorno d’oggi ci fa provare varie cose; adorazione, una sorta di emozione romantica, un senso di sterilità, languore (…) e volgarità”.

A volte l’artista usa anche il colore ma più spesso no. Di solito si serve di decori classici ma cerca di mixarli con elementi più inusuali per l’estetica ornamentale. Tra i motivi che ha incorporato c’è quello del teschio che potrebbe sembrare dissonante ma non lo è. Perché, come la stessa artista ha spiegato in alcune interviste, la moda lo ha già usato in questo senso da molto prima.

Tra le serie più importanti di Katsuyo Aoki ci sono “Predictive Dream” (con i teschi) e “Trolldom. Le sue sculture in porcellana sono state esposte in diversi musei (tra cui il museo Ariana di Ginevra). Altre immagini delle sue affascinanti opere si possono trovare anche su Artsy.

"Trolldom, 2015, porcellana

"Trolldom, 2015, porcellana

"Trolldom, 2015, porcellana (particolare)

"Trolldom, 2015, porcellana (particolare)

"Predictive dream", 2011, porcellana

"Predictive dream", 2011, porcellana

"Mirror, mirror", 2006, porcellana

"Mirror, mirror", 2006, porcellana

"Loom", 2014, porcellana

"Loom", 2014, porcellana

"Loom", 2014, porcellana (particolare)

"Loom", 2014, porcellana (particolare)

Biennale Venezia 2017| La sculturona di Yee Sookyung per VIVA ARTE VIVA fatta di vasi rotti rimessi insieme con il kintsugi

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

La nuova scultura monumentale dell’artista coreana Yee Sookyung (di cui ho parlato qui) per VIVA ARTE VIVA (la grande mostra della Biennale di Venezia 2017, curata da Christine Marcel), a spanne supera i 2 metri di altezza. Ed è fatta interamente di ceramiche rotte.

Se si osserva con attenzione si vedono frammenti di vasi, soprammobili, stoviglie, teiere, cose così. Ma la forma è del tutto cambiata, la destinazione d’uso degli oggetti solo un ricordo.
Nella serie “Translated vase”, Yee Sookyung raccoglie le ceramiche andate in frantumi e le mette insieme a casaccio. O meglio seguendo una nuova logica, basata su una forma incontenibile e sulla decorazione. Per farlo usa l’antica tecnica giapponese del kintsugi (o kintsukuroi), che con il suo filo d’oro, regala alle sue opere grazia e ricchezza. Oltre a esprimere un’opinione su un sistema economico modellato su se stesso.

“Translated Vase - scrive Christine Marcel nell’introduzione di VIVA ARTE VIVA della Biennale d’arte 2017 - comprende al contempo la ricerca di vasi coreani in ceramica la loro distruzione sistematica e la loro riconfigurazione in sculture eleganti e deformi, come affette da escrescenze contro natura. La rilettura di antiche tradizioni operata da Yee Sookyung, in particolare la tensione tra raffinatezza e rifiuto della perfezione codificata, è centrale anche nelle sue performance, come quella creata per la Biennale Chasing the sun’s orbit (…)”.

La scultura monumentale di Yee Sookyung esposta a VIVA ARTE VIVA è installata all’Arsenale, nella sezione “Il Padiglione delle tradizioni” (la mostra è composta di nove capitoli che costituiscono dei padiglioni a se stanti) e si potrà osservare per tutta la durata della Biennale di Venezia 2017 (fino al 26 novembre)

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: artbooms

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia

Yee Sookyung, 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva; Photo by: Andrea Avezzù; Courtesy: La Biennale di Venezia