La notizia è stata diffusa in pompa magna già a dicembre dello scorso anno, anche se la Donazione De Angelis Testa alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia è stata presentata soltanto questa primavera. E non poteva essere altrimenti, visto che la collezione raccolta da Gemma De Angelis, moglie del famoso pubblicitario Armando Testa, si compone della bellezza di 105 opere d’arte contemporanea, talvolta grandi, spesso firmate da artisti molto popolari, per un valore stimato in 17 milioni e 300 mila euro. Il più importante lascito mai ricevuta da un museo veneziano dagli anni ’60 ai giorni nostri. Talmente importante da tramutare quello che fino ed oggi è stato un contenitore per l’arte moderna in uno principalmente votato a quella contemporanea. E, in generale, una delle più pregevoli donazioni ricevute da uno spazio espositivo pubblico italiano nella storia recente.
Prima di integrarla con le altre opere conservate a Ca’ Pesaro (come “Giuditta II (Salomè)” di Klimt o “Rabbino di Vitebsk” di Chagal), la donazione è oggetto di una mostra (in corso alla galleria fino a settembre), che permetterà di ammirarla per intero e vedere i lavori raggruppati in aree tematiche pensate per presentarli al pubblico e permettergli di conoscere i motivi delle scelte della collezionista. La mostra, curata da Gabriella Belli ed Elisabetta Barisoni, si intitola, semplicemente, “La Donazione Gemma De Angelis Testa”.
Tuttavia la collezione, che comprende anche un importante corpo del lascito Armando Testa, è molto sfaccettata. Ed offre molte più chiavi di lettura.
GLI ARTISTI:
Sono tanti gli artisti contemporanei che entrano a far parte della Galleria internazionale d’Arte Moderna di Venezia. Riaccostando, almeno un po’, Ca’ Pesaro, alla sua vocazione originaria, quando il museo serviva da contenitore per le opere precedentemente esposte in Biennale. Ci sono grandi nomi della pittura come: Anselm Kiefer, Gino De Dominicis, Michelangelo Pistoletto, Julian Schnabel, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mario Schifano e Marlene Dumas. Le sculture di Tony Cragg, Mario Merz ed Ettore Spalletti ma anche i video (Bill Viola, per esempio), le performances (Marina Abramovic, Vanessa Beecroft ecc.) e fotografie (Candida Hofer, Thomas Ruff e Thomas Struth), completano il quadro.
Non si possono poi, non citare: Mariko Mori, Shirin Neshat, John Currin, Thomas Demand, David Salle, Tony Oursler, Gabriel Orozco, Kcho, Kendell Geers, Yang Fudong, Subodh Gupta, Chantal Joffe, Brad Kahlhamer, Lari Pittman e Francesco Vezzoli. Oltre al grande Anish Kapoor (che in settembre sarà in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze), al popolare Chris Ofili, allo scomparso Chen Zhen (celebrato recentemente dal Pirelli Hangar Bicocca di Milano). Senza dimenticare: William Kentridge, Adrian Paci, Do-Ho Suh, Piotr Uklanski, Trisha Baga o Pascale Marthine Tayou. E Ai Weiwei, naturalmente. Oltre a Sabrina Mezzaqui ma soprattutto Paola Pivi (di cui De Angelis ha scelto opere particolarmente importanti).
“Le opere che ho collezionato negli anni sono spesso legate a una storia o a degli aneddoti- ha raccontato Gemma De Agelis- Numerosi sono stati gli studio visit in giro per il mondo. Tra questi, ricordo la visita all’atelier di Julian Schnabel (…). Rimasi profondamente colpita dalla sua casa/studio: le sue tele si sviluppavano verticalmente ricoprendo tutte le pareti, da terra fino al soffitto: più di quattro metri di colore in altezza che animavano uno studio sui generis, al cui centro trovavano posto le due culle vintage dei figli gemelli dell’artista Cy e Olmo. (…) Ricordo anche l’incontro con Ai Weiwei: una presenza forte, carismatica, un architetto con una chiara visione del mondo.(…) Kiefer, spesso visto con il grande peso della storia sulle spalle, è in realtà un uomo molto gentile e disponibile (…)”
UNA STORIA ROMANTICA:
La collezione di Gemma De Angelis, comprensibilmente, si intreccia alla sua storia personale. All’evolversi del gusto e della conoscenza della mecenate. Che dalla passione adolescenziale per Van Gogh e Modigliani conosce la una svolta determinante proprio a Venezia. Dove incontra sia la Biennale che il futuro marito, Armando Testa. Re della pubblicità italiana, capace di intuizioni che hanno dato vita a personaggi in grado di dimorare nell’inconscio collettivo di più generazioni (come Carmencita e il Caballero di Carosello), Armando Testa, amava l’arte contemporanea. Anzi, di lui De Angelis una volta ha detto “E’ stato il più artista tra i pubblicitari e il più anomalo tra gli artisti”. Insieme hanno visitato tutte le manifestazioni d’arte contemporanea (oltre alla Biennale anche Documenta e le fiere come Art Basel), le gallerie e spesso anche gli studi degli artisti. Tuttavia Testa non era un collezionista. Compreranno insieme qualcosina ma la cosa si fermerà lì. Pare anzi che ripetesse spesso: “I quadri sono per musei e gallerie, le pareti di casa devono essere mantenute bianche come le pagine di un album da disegno”. Gemma De Angelis la pensa diversamente e dopo la sua morte (negli anni ’90) comincia a collezionare. Facendo di quella pratica prima un processo di guarigione e poi un’occupazione a tempo pieno. Nel 2003 fonderà l’associazione ACACIA con l’obbiettivo di promuovere la giovane arte contemporanea italiana. Tuttavia, è soprattutto nella costruzione della sua collezione personale che emerge il senso di responsabilità di De Angelis verso il patrimonio artistico. Già dal principio, infatti, compra spesso opere grandi, con l’idea di donarle un giorno ad un museo. La stessa devozione De Angelis la dimostra verso l’opera di Testa: “La mia è una collezione che ha radici in varie parti del mondo, e che naturalmente ha trovato una sua dimensione grazie all’unione di testimonianze diverse e potenti. Il vuoto che hanno lasciato è colmato dalle numerose attività che porto avanti, tra cui la creazione dell’archivio delle opere complete di mio marito Armando Testa e la preparazione della sua mostra personale – che si terrà, sempre a Ca’ Pesaro, durante la Biennale nel 2024.”
La mostra “La Donazione Gemma De Angelis Testa” alla Galleria d’Arte Moderna di Venezia proseguirà fino al 17 settembre 2023. Una data storica, dopo la quale Ca’ Pesaro non sarà più la stessa.