Il Complesso Vittoriano di Roma in questi giorni sta celebrando con una grande mostra Liu Bolin, detto anche ‘l’uomo invisibile’ (ne ho parlato qui e qui), l’artista cinese più sfuggente di sempre. Oltre ad essere tra quelli più corteggiati dai brand d’alta moda, ovviamente.
Si intitola, appunto, ‘Liu Bolin. The invisible man’ e oltre ad essere la prima esposizione-evento italiana focalizzata sull’opera del maestro del camouflage orientale, presenta anche due opere in anteprima mondiale. Si tratta delle fotografie delle performance di Bolin che si sono recentemente tenute al Colosseo e alla Reggia di Caserta.
Ma facciamo un passo indietro.
Liu Bolin, classe ‘73, anni fa, si è inventato un intervento che è diventato il suo marchio di fabbrica e che per la straordinaria duttilità concettuale lo ha accompagnato per tutto questo tempo. In sostanza, Bolin, si dipinge volto, mani e abiti con i colori del paesaggio a cui si giustappone. E lì, immobile, resta, finchè non sono state scattate alcune foto in cui l’artista si intravede appena. Quasi del tutto invisibile, perfettamente mimetizzato come un camaleonte.
Questa serie di interventi che mixano performance, pittura, body painting e fotografia, sono nati per denunciare il governo cinese. Nel 2005, infatti, l’amministrazione di Pechino decise di abbattere il Suojia Village, un quartiere dove avevano sede gli studi di molti artisti, tra cui quello di Liu Bolin. Che si sentì non considerato, trasparente, appunto.
Da quella prima amara fotografia dell’artista camuffato in modo da sembrare invisibile tra le rovine ne sono seguite molte altre. La tecnica si è affinata, gli assistenti e gli studi preliminari moltiplicati, il malessere scomparso. E Liu Bolin ha cominciato a fare quest’intervento per sottolineare le abitudini contemporanee, puntare l’attenzione sul patrimonio culturale, eventi storici ecc. Ha collaborato spesso con aziende della moda ma non solo. E’ recente il lavoro svolto per il marchio di champagne Ruinart.
Liu Bolin ha viaggiato in tutto il mondo ma l’Italia segna gran parte del suo percorso. Si è mimetizzato un po’ dappertutto. Dall’Arena alla Scala della Ragione di Verona; dal Duomo al contemporaneo Palazzo Lombardia, passando per il Teatro alla Scala di Milano; dal Ponte di Rialto a Piazza San Marco di Venezia; dalla Villa dei Misteri al Tempio di Apollo di Pompei; dal Ponte Sant’Angelo alla Paolina della Galleria Borghese e al Colosseo di Roma; per finire con la Reggia di Caserta.
‘Liu Bolin. The invisible man’ parla di tutto questo attraverso 70 opere divise in sette sezioni. Qui potete dare uno sguardo a parte del percorso italiano di Liu Bolin Per vedere il resto al complesso Vittoriano c’è tempo fino al primo luglio.