La monumentale installazione di forme iperboliche di Daina Taimina. Fatta lavorando all'uncinetto i rifiuti

Daina Taimiņa, Dreams and Memories, 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Didzis Grozds

La monumentale installazione “Dreams and Memories” della matematica e artista lettone, Daina Taimina, composta da centinaia e centinaia di elementi fatti all’uncinetto Forme iperboliche, in realtà, (capaci cioè di illustrare visivamente lo spazio iperbolico). Non meraviglia solo per la richezza cromatica ma anche perchè è stata realizzata lavorando, oltre alle fibre: sacchetti di plastica, vecchi fogli di carta, magliette, collant, nastri audio e VHS

Nata nel ‘54 a Riga in Lettonia, Daina Taimina, è diventata famosa alla fine degli anni ‘90, mentre era docente alla Cornell University nello stato di New York, per aver inventato i modelli all’uncinetto dei piani iperbolici. Fino a quel momento la geometria iperbolica, infatti, era difficile da esplorare con gli occhi e da toccare. Gli insegnanti mostravano agli studenti delle forme di carta poco intuitive ed impossibili da manipolare. Taimina cambiò tutto questo. Da allora esiste il termine uncinetto iperbolico e la matematica lettone è stata invitata in tutto il mondo a parlare del suo approccio didattico e ad esporre i suoi oggetti come opere d’arte.

L’installazione “Dreams and Memories” è stata realizzata per la seconda edizione della Riga International Biennial of Contemporary Art (o Riboca). Cioè la Biennale d’Arte Contemporanea di Riga. E mai resa visibile al pubblico per l’interruzione dell’evento causa COVID.

Ma cos’è la geometria iperbolica? “Fu scoperta nel diciannovesimo secolo-spiega il catalogo della biennale- come la terza possibilità di geometrie su superfici bidimensionali, insieme a geometrie piane e sferiche. Viene utilizzato per descrivere superfici con curvatura negativa costante. Alcune di queste forme si possono trovare in natura, come nei coralli, nell'agrifoglio,nelle foglie di cavolo e nelle lumache di mare. Lo spazio iperbolico rappresenta una grande rivoluzione nella storia della matematica e della percezione umana, poiché ha sfidato il monopolio della geometria euclidea(...)basato su simmetria e ordine perfetti, la geometria iperbolica ha permesso la formalizzazione di sistemi caotici e disordinati.

Dall’invenzione dei modelli iperbolici all’uncinetto derivano altre esplorazioni dell’uso di questa antica tecnica (come la mappatura dei coralli) e in generale nuova linfa alle arti tessili, da poco libere di muoversi al di fuori del consueto recinto dell’artigianato.

L’installazione “Dreams and Memories” ricorda un colorato arcipelago, ma fa anche pensare a un collage di territori immortalati dalla fotografia aerea e alla biodiversità. Oltre ad evocare la quotidianità e una serie di memorie personali che le lavorazioni artiginali portano immancabilmente con se. Ma fondamentalmente è un’opera astratta. Nonostante le fibre interamente riciclate (dagli acrilici alla lana riciclata, fino a materiali più inconsueti come i nastri delle vecchie audio e video cassette) ci parlino di ecologia.

Ogni pezzo di cui si compone la grande scultura è stato fatto a mano. Per costruirla è stato necesssario il contributo di molti volontari: singole persone ma anche intere comunità.

"L'approccio pedagogico sviluppato da Daina Taimiņa, che coinvolge la popolare tecnica dell'uncinetto nella produzione dei suoi modelli, è per molti versi sovversivo. L'uncinetto è tradizionalmente considerato un passatempo riservato alle donne, praticato all'interno della casa e dedito alla creazione di abiti per la famiglia o accessori.(...) L'installazione di Daina Taimiņa per la Biennale consiste in centinaia di forme iperboliche, variazioni ed espansioni di quelle che in precedenza aveva usato come modelli pedagogici con i suoi studenti."

La terza edizione della Riga International Biennial of Contemporary Art si terrà la prossima estate. Daina Taimina ha un sito internet su cui è possibile vedere alcune delle sue complesse installazioni fatte all’uncinetto riproducendo forme iperboliche più e più volte.

Daina Taimiņa, Dreams and Memories, 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Hedi Jaansoo

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Olga Sivel

Daina Taimiņa, Dreams and Memories, 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Hedi Jaansoo

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Olga Sivel

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Olga Sivel

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Hedi Jaansoo

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Olga Sivel

Daina Taimiņa, Dreams and Memories (installation detail), 2020. Courtesy: the artist and the Riga International Biennial of Contemporary Art. Photo by Hedi Jaansoo

Tra glitch, pixel e colature i tappeti di Faig Ahmed reinventano l'arte tradizionale dell'Azerbaigian

Faig Ahmed, “Yahya al-Shirvani al-Bakuvi”. Image courtesy of Sapar Contemporary

L’artista Faig Ahmed, nato a Baku in Azerbaigian dove tutt’ora vive e lavora, crea degli spledidi tappeti che reinventano l’antica tradizione azera, inserendo elementi come glitch, pixel o banali colature, tra i motivi che usualmente li decorano.

Faig Ahmed è stato il primo artista a rappresentare l’Azerbaigian alla Biennale di Venezia. Usa vari medium espressivi (dalla performance alla pittura fino all’installazione) ma è conosciuto soprattutto per i suoi tappeti.

Questi ultimi, spesso di dimensioni monumentali, fondono un elemento che mixa cultura alta e bassa del suo Paese d’origine, quasi un simbolo, con pezzi del linguaggio informatico. I pixel ma anche i glitch (cioè malfunzionamenti temporanei di un sistema capaci di produrre strane e coloratissime schermate). A volte però l’artista si limita a lasciare cadere il tappeto fino a terra, semplificato nella cromia, e ancorato a forme curvilinee. Come se si trasformasse in puro colore e colasse giù dalla parete.

In Azerbaigian (Paese dalla Storia tribolata che tuttavia è il primo stato laico democratico a maggioranza musulmana) la tessitura era affidata alle donne, che nel passato si sposavano portando via dalla casa paterna solo i tappeti, tessuti per loro dalle nonne o dalle madri. In questo senso, nella cultura azera il tappeto diventa terreno d’incontro tra riferimenti religiosi, letterari e costume ma anche un simbolo ambivalente.

Faig Ahmed disegna le sue opere con il computer e segue continuamente il processo di tessitura, affidato tutt’ora a un gruppo di donne.

L’artista si è anche interessato al tema del riciclo (inteso anche come rinnovamento culturale) recuperando un antico e pregiato tappeto e tagliandolo fino a dargli una nuova forma.

Ultimamente l’artista di Baku ha legato a filo stretto il suo lavoro alla poesia medioevale azera. Come testimonia la mostra “Faig Ahmed: Pir” alla galleria Sapar Contemporary di New York. in cui ogni pezzo prende il nome da un leader spirituale e poeta del Azerbaigian. Come: Shams Tabrizi, Yahya al-Shirvani al-Bakuvi e Nizami Ganjavi.

"In questa serie- scrive il curatore canadese, Fahmida Suleman- Faig identifica ciascuna delle sue tre opere con un'importante figura medievale legata alla sua terra natale, l'Azerbaigian. Ogni figura è un disgregatore creativo, un innovatore, qualcuno che scuote le cose, eppure è un prodotto della propria geografia culturale."

Faig Ahmed ha tra l’altro tenuto un’importante esposizione al Macro di Roma. In Italia è rappresentato dalla Montoro 12 Gallery. Sul sito internet dell’artista sono presenti, oltre a molte foto dei suoi tappeti, anche approfondimenti sulle tecniche utilizzate per realizzare le opere. (via Colossal)

Faig Ahmed

Faig Ahmed, “Shams Tabrizi” Image courtesy of Sapar Contemporary

Faig Ahmed

Faig Ahmed, “Nizami Ganjavi” (2021), handmade wool carpet Image courtesy of Sapar Contemporary

Faig Ahmed Image courtesy of Sapar Contemporary