Biennale di Venezia| Storia della Notte e Destino delle Comete il Padiglione Italia 2022 che finalmente parla con una voce sola. Quella di Gian Maria Tosatti

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Amato dalla maggioranza e inserito da autorevolissime voci internazionali tra gli imperdibii della 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, Storia della Notte e Destino delle Comete, il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti è un racconto malinconico, a tratti struggente, fatto di immagini. Anzi di macchinari diventati obsoleti, che Tosatti ha prelevato da curatori fallimentari sparsi per tutto lo Stivale e riposizionati alla Biennale di Venezia 2022 trasformandoli in sculture. Questi ultimi, loro malgrado, sono i testimoni silenziosi del viaggio del visitatore attraverso l’infinita notte italiana.

Si tratta di una grande opera d’arte ambientale che ricorda la scenografia di un film. E’ teatrale, certo, ma affonda salda le radici nell’estetica cinematografica, oltre che, naturalmente, nelle arti visive. Tosatti l’ha pensata perchè il visitatore possa attraversarla in solitudine, senza essere disturbato dai rumori (in teoria si dovrebbe entrare uno alla volta ed è vietato scattare fotografie). Diventando protagonista della storia, durante il tempo necessario a percorrere le varie stanze che compongono il pecorso espositivo.

Quest’anno il Padiglione Italia, infatti, non si trova ai Giardini come quasi sempre succede ma alle Tese delle Vergini nell’Arsenale di Venezia. Si tratta di una superficie importante da occupare (1800 metri quadri) e l’edificio è vincolato (“quindi inviolabile” come specifica il curatore Eugenio Viola) , perciò l’artista romano di nascita e napoletano d’adozione, ha progettato l’intervento appositamente per la Biennale 2022.

All’atto pratico, ed escludendo l’ultima stanza, Tosatti ha ricostruito le aree produttive degli anni del boom economico con apparecchiatura dell’epoca (almeno per la maggior parte). L’attenta illuminazione e il preciso posizionamento hanno fatto il resto. Si comincia con un ambiente spoglio in cui una macchina per timbrare i cartellini e poco altro introducono il visitatore alla prima stanza e, contemporaneamente, nel vivo della mostra. La seconda, invece, è lo spazio più scultoreo e surreale di questa carrellata, composta com’è da semplici aspiratori che pendono dal soffitto. C’è luce chiara, le pareti sono state ridipinte di bianco, il pavimento non è d’epoca, in breve i grandi tubi diventano forme base, flessibili, all’apparenza persino vagamente concettuali.

Da questo capannone- scrive Viola sul catalogo- si accede a un appartamento, ricavato da una sua porzione, di quelli che erano occupati dal custode della fabbrica o dal suo proprietario, se la scala di produzione investiva una dimensione familiare. Un’atmosfera raggelante, spoglia e minimale, avvolge gli interni (…), violati nella loro intimità (…). Un terzo capannone è abitato da macchine tessili,illuminate da una luce fioca. Sono ancora lì, ordinatamente disposte nello spazio, come se gli operaiche le animano si fossero momentaneamente allontanati per la pausa pranzo. Alle pareti, una seriedi faldoni ci ricordano che in questo posto una volta è scorsa la vita, scandita dai registri dientrata e di uscita, dai libri delle fatture e dei bilanci.”

L’ultima stanza, invece, è completamente buia, grande, l’acqua che la inonda sbatte sulle pareti, avrà un soffitto ma non lo si vede quasi. Da una breve passerella si può guardare l’orizzonte, che potrebbe anche essere lontanissimo, e là ci sono dei lampioni. Il colpo d’occhio è identico a quello del mare la notte, solo che qui a un certo punto compare uno schiame di lucciole ad illuminare il cielo.

Insomma, Tosatti ci regala la poesia, la speranza di un nuovo sogno e ci libera dai fantasmi che ci hanno perseguitato per tutto il viaggio.

Su cosa significi si sono spese molte parole. L’industrializzazione e il costo ambientale del progresso sono solo una sfacettatura del padiglione e nemmeno la più importante. Come si evince dal fatto che quasi tutti i macchinari in mostra appartengono a un periodo storico ormai lontano. Morto inseme alla sua gioiosa e ingenua vitalità più o meno nel ‘68 e mai ritornato. La pandemia e il disastro economico che ha portato è una risposta più convincente, ma non la sola. L’artista ha, infatti, recentemente puntualizzato che si tratta di una metafora della vita di ognuno e che a seconda della nostra storia personale sta a noi darle un significato.

Storie di lavoro- ha detto in un'intervista- storie che hanno a che fare con i nostri sogni, con i sogni che abbiamo costruito e che continuiamo a costruire, forse con gli errori che facciamo e in cui cadiamo continuamente. Abbiamo usato l’industria per parlare d'altro”.

Va sottolineato, infine, che il Padiglione 2022 dona finalmente anche all'Italia la possibilità di parlare con una sola voce. La libertà di essere rappresentata da un solo artista (come del resto tutti gli altri Paesi già fanno da anni). Un passo che potrebbe sembrare scontato ma che non era mai stato fatto da quando la Biennale di Venezia è stata fondata (sembra incredibile ma è così). E tutti ci auguriamo che d’ora in avanti diventi consuetudine.

Storia della Notte e Destino delle Comete, il Padiglione Italia di Gian Maria Tosatti (che nel 2023 sarà protagonista di un’importante personale al Pirelli Hangar Bicocca, come già era successo a Giorgio Andreotta Calò prima di lui) si potrà visitare per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre)

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC - MiC

Biennale di Venezia 2022| Correction il Padiglione Spagna patriottico di Ignasi Aballí

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

Il Padiglione Spagna quest’anno festeggia il suo centenario. Per celebrare quest’importante ricorrenza presenta la mostra Correction (Corrección in lingua orginale o Correzione in italiano) di Ignasi Aballí alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte- La Biennale di Venezia. E l’artista di Barcellona ripaga la fiducia del suo paese natale con un intervento patriottico. Che restituisce letteralmente alla Spagna il posto che le compete.

Correction, infatti, come dice il nome è una correzione del progetto sulla cui base è stato edificato il Padiglione spagnolo. Frutto probabilmente di una soluzione di compromesso, ha dato vita a una struttura dall’ingreso leggermente arretrato rispetto a quello dei paesi confinanti (Belgio e Olanda). Arrivando ai Giardini si può persino avere la falsa impressione che si tratti di un padiglione cieco. Aballí, con la sua indole meticolosa e poco incline all’impulsività creativa, si è studiato con attenzione le planimetrie e ha scoperto che ruotando l’asse dell’edificio di 10 gradi le cose sarebbero andate a posto. E così ha fatto.

Ovviamente non ha buttato giù lo stabile preesistente ma ha perseguito ugualmente il suo obbiettivo con gli strumenti concreti dell’edilizia. Il risultato, non meno impegnativo dal punto di vista del lavoro necessario per ultimarlo di un nuovo padiglione, mostra la versione corretta insieme a quella abituale.

Da fuori ridà alla Spagna il posto che avrebbe dovuto avere fin dall’inizio, mentre all’interno (tra corridoi che si interrompono all’improvviso, porte che si aprono su spazi angusti quanto dei ripostigli) somiglia a un labirinto.

La strada però la si trova. Il problema casomai può essere che il visitatore, talvolta frettoloso e sempre subbissato di informazioni, avendo la semplice impressione di trovarsi di fronte a un padigione vuoto, giri sui tacchi e se ne vada. D’altra parte, Ignasi Aballí, classe 1958 è un artista concettuale affermato, con una carriera costellata di successi alle spalle, e non è tipo da concedere al piacere dello sguardo più di questo. Che con un attimo di tempo in più si scoprirebbe essere molto: tra architetture possibili e impossibili, riflessi, luci e ombre.

Naturalmente, l’opera da il suo meglio quando la si considera dal punto di vista degli spunti di riflessione che regala. Sono infinite le domande che pone a cominciare da: quanto è importante un simbolo? E a ruota: se il Padiglione ai tempi fosse stato costruito con questa rotazione la considerazione data alla Spagna sarebbe cambiata?

"Anche la correlazione-spiegano gli organizzatori della mostra- dell’idea di correzione con altre attinenze non è banale. Raddrizzare,allineare... oltrepassa il significato di quanto qui proposto. Perché correggere un padiglione che è stato ritenuto valido? Perché paragonarsi al prossimo? Perché questo sforzo per perdere spazio? Perché sprecare spazio del padiglione? Agli occhi di Ignasi Aballí ha a che fare conm qualcuno che alza un sopracciglio davanti a un vasetto di vernice senza sapere davvero cosa farne. Nelle sue mani, l’errore e la correzione sono materiali di lavoro”.

Correction di Ignasi Aballí e il suo Padiglione Spagna riveduto e corretto (a cura di Bea Espejo) rimarrà ai Giardini per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre). Sarà ovviamente un’occasione irripetibile, perchè questa come tutte le opere basate sulla stuttura degli edifici, pur comportando molto lavoro, sono effimere.

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

SPANISH PAVILION- Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

Biennale di Venezia 2022| Perpetual Motion il Padiglione Islanda meditativo e raffinato di Sigurður Guðjónsson. Sospeso tra iperrealismo ed astrazione

Sigurður Guðjónsson, Still from Perpetual Motion, 2022, courtesy of the artist and BERG Contemporary

L’artista Sigurður Guðjónsson, con la mostra “Perpetual Motion”, per la 59esima Esposizione internazionale d’Arte- La Biennale di Venezia, presenta un Padiglione Islanda completamente diverso da quello accogliente e psichedelico immaginato da Shoplifter nel 2019. Il suo è uno spazio minimale e meditativo, sottilmente poetico, in bilico tra realismo (sarebbe anzi meglio dire iperrealismo) e astrazione. Ma non meno visivamente appagante.

D’altra parte è la prima volta che il piccolo paese insulare nord europeo presenta la sua installazione nei visitatissimi spazi dell’Arsenale (nelle due edizioni precedenti della manifestazione, per esempio, aveva avuto sede alla Giudecca). E probabilmente ci tiene a dare la migliore impressione possibile di se. Questo è un aspetto che riecheggia (e non è l’unico) uno dei leitmotiv della kermesse lagunare di quest’anno, che è una Biennale delle prime volte (per la prima volta curata da una donna italiana, per la prima volta le artiste superano gli artisti ecc.).

Guðjónsson, parte dalla porzione di un oggetto comune fino a pochi anni fa. Si potrebbe addirittura spingersi a definirlo un rifiuto. Si tratta, infatti, di un piccolo disco magnetico (prelevato da un vecchio altoparlante), con polvere di metallo sul bordo. Poi riprende quest'ultima. Ne fa un primo piano più che ravvicinato mentre ruota. Rendendo possibile all’occhio umano vedere il materiale e il suo movimento perpetuo (di qui il titolo “Perpetul Motion”) attratto dal campo magnetico. Il video dura 45 minuti e non è stato tagliato ma naturalmente al visitatore non è richiesto che qualche minuto della propria attenzione.

Ispirato dai soffitti alti dello spazio espositivo, l’artista di Reykjavík, ha deciso di sviluppare l’opera su uno schermo alto sei metri a parete, che sembra specchiarsi in uno a pavimento. Non sono state posizionate sedute perchè chi osserva si senta libero di muoversi e sostare nella penombra del padiglione il tempo che ritiene necessario. Guðjónsson, dice persino che il visitatore può interpretare il lavoro come una scultura, o una sorta di dipinto in movimento.

In effetti, l’opera nel suo scorrere lento e mutevole, non è solo ricca di forme che di volta in volta evocano paesaggi ultraterreni, semplici pattern decorativi, formazioni rocciose, forme vegetali e quant’altro, ma anche di colori e giochi di luce. A Sigurður Guðjónsson piaceva l’idea che qualcosa di tangibile, pur senza essere in alcun modo rimaneggiato, diventasse alieno. Spingendoci contemporaneamente a riflettere sulla visione limitata e distorta della realtà che riceviamo dai nostri sensi e a meravigliarci di nuovo di fronte ad essa.

"Sono orgoglioso- ha detto- di presentare Perpetual Motion al Padiglione Islandese. L’opera è concepita come uno spettacolo ai confini fra realtà e finzione, mostrando qualcosa che è reale ma ci sfugge in quanto oltre i nostri campi percettivi. La mia speranza è di offrire ai visitatori un’esperienza poetica e multisensoriale della materialità, che unisce ampiezza, luce, dimensioni e movimento, usando il suono e il video per trasformare lo spazio in modo scultoreo."

L’Islanda, nonostante la ridottissima popolazione (366 700 abitanti nel 2020), ha un panorama musicale molto vivace e stimato. Guðjónsson, che collabora sempre con compositori contemporanei, in quest’opera ha dato particolare importanza al suono. La colonna sonora di Perpetual Motion, infatti, definita "viscerale" dai commenti ufficiali alla mostra, è stata creata dall'artista insieme al musicista islandese Valgeir Sigurðsson, e sovrappone suoni elettromagnetici manipolati attraverso sintesi granulare. Creando in sostanza una sorta di epidermide sonora alle immagini. Che non le distorce ma le completa. E le rende ancora più poetiche.

Sigurður Guðjónsson, che a ottobre presenterà un’importante mostra personale al Museo di Arte di Reykjavik, ha lavorato a stretto contatto anche con la curatrice Mónica Bello (storica dell’arte spagnola che dal 2015 lavora come Responsabile delle Arti al CERN, il Laboratorio Europeo per la Fisica delle Particelle di Ginevra). Perpetual Motion, il suo Padiglione Islanda, rimarrà all’Arsenale per tutta la durata della Biennale di Venezia 2022 (fino al 27 novembre).

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni

Sigurður Guðjónsson, Installation view: Perpetual Motion, Icelandic Pavilion, 59th International Art Exhibition -– La Biennale di Venezia, 2022, Courtesy of the artist and BERG Contemporary, Photos: Ugo Carmeni