Come colorati circuiti elettrici gli ombrelloni della Versilia nella fotografia aerea di Bernhard Lang

Bernhard Lang, Aerial Views, Versilia; all photos Courtesy Bernhard Lang

Bernhard Lang, Aerial Views, Versilia; all photos Courtesy Bernhard Lang

Il fotografo tedesco Bernhard Lang (di cui ho già parlato qui e qui) ha recentemente ultimato la serie ‘Versilia’. Gli scatti, si focalizzano sul litorale toscano, ripreso dal cielo durante il periodo estivo. La particolarità di queste immagini però è che sembrano ritrarre dei colorati circuiti elettrici anziché ombrelloni e bagnanti.
‘Versilia’ fa parte del ciclo ‘Aerial Views’ in cui Bernhard Lang indaga con la fotografia aerea il mutamento della percezione con il cambiare del punto di vista. I sui scatti non di rado rasentano l’astrattismo ma molto spesso svelano immagini più o meno casuali, altrimenti invisibili, tracciate dal ripetersi degli elementi che l’uomo ha collocato arbitrariamente nel paesaggio.

Gli preme trovare patterns e strutture, che a volte sembrano dipinti astratti- è scritto sul sito internet di Lang a proposito di ’Aerial Views’-Bernhard ha anche sviluppato un particolare interesse per il catturare immagini che mostrano l'impatto delle attività umane sulla natura e sull'ambiente.”

Secondo il fotografo di Monaco l’intervento dell’uomo sul paesaggio può essere letto in due modi: “Da una parte c’è una bellezza formale o comunque un ordine piacevole, ma sull’altro piatto della bilancia c’è la trasformazione o decostruzione della natura originaria”.

Per fare tutto questo Lang non è tipo che si risparmia. Niente droni per lui. Le foto le scatta alla vecchia maniera, macchina alla mano. Solo che invece di essere con i piedi per terra usa aerei ultraleggeri o elicotteri e non di rado deve sporgersi in modo avventuroso per trovare l’angolazione perfetta.
La serie ‘Versilia’ non è la prima dedicata da Bernhard Lang al paesaggio italiano: è sempre di quest’anno quella in cui effigiava le cave di marmo di Carrara, mentre nel 2014 ha ritratto la costa tra Rimini e Riccione.

Rispetto al litorale Adriatico l’area che compare in ‘Versilia’ è ordinata in maniera meno ripetitiva e dozzinale. E’ anche chiaro che lo spazio vitale lasciato a disposizione dei bagnanti è più ampio.

Per vedere altre fotografie aeree di Bernhard Lang, della serie ‘Versilia’ o di altre raccolte del ciclo ‘Aerial views’ ci sono il suo sito internet e il suo account Behance e quello instagram

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L’artista Asad Raza ha trasformato una chiesa cinquecentesca di Milano in un campo da tennis

Asad Raza, 'Untitled (plot for dialogue), spazio Converso, chiesa di San Paolo, Milano, all images © andrea rossetti

Asad Raza, 'Untitled (plot for dialogue), spazio Converso, chiesa di San Paolo, Milano, all images © andrea rossetti

Per visitare la mostra personale dello statunitense Asad Raza, ‘Untitled (plot for dialogue)’, a Milano bisogna essere persone sportive. Dato che l’artista ha pensato di trasformare gli interni della chiesa di San Paolo (sede dello spazio Converso) in un campo da tennis di un bell’arancione vivace. Con tanto di allenatori.

Raza continua la sua esplorazione dei modi di abitare uno spazio ricorrendo a pratiche d’interazione tra esseri umani, esseri non umani e oggetti”. Insomma secondo Asad Raza se si spingono le persone a interagire tra loro e con l’ambiente circostante l’esperienza che ne nasce sarà in qualche modo memorabile e illuminate. Va da se che per produrre quest’effetto lo spazio scelto qualche sorpresa dovrà ben riservarla. Così Asad Raza ha pensato di ridare vita agli interni cinquecenteschi, riccamente decorati ma un po’ cupi, della chiesa sconsacrata di San Paolo e togliere i visitatori dal timore riverenziale, con il gioco del tennis. 

L’artista spiega questa scelta con una serie di immagini cariche di pathos: i giocatori si scambiano energia, la palla che vola da una parte all’altra induce uno stato meditativo, il movimento è indistinguibile dalla vita stessa, lo svago contrapposto al tendere unicamente verso il lavoro. In realtà Raza ha scelto il tennis, o meglio un gioco simile al tennis, perché è uno sport che ama e conosce bene (oltre a praticarlo ne ha scritto in più riprese).

L’artista riconfigura la chiesa- un luogo destinato alla ricezione di messaggi di autorità spirituali- in uno spazio di scambio diretto e svago”. Sullo sfondo la bellezza architettonica dell’edificio costruito tra il 1549 e il 1619, dalla storia lunga e variegata ( sconsacrato già dall’800 tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 è stato uno studio di registrazione in cui hanno cantato Maria Callas e Mina, oggi ospita lo studio di architettura CLS) e gli affreschi dei fratelli Campi che illustrano la vita di San Paolo.

Si può fare un salto alla personale di Asad Raza fino al 16 dicembre. I più pigri possono sempre rifiutare la racchetta e bersi un bel thè al gelsomino alla salute dell‘artista.  (via Designboom)

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I fiori di vetro e le creature marine dei Blaschka, ancora oggi indistinguibili dagli originali

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College. via Artsy

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College. via Artsy

Quella di Leopold e Rudolf Blaschka sarebbe una bella storia per un film. Padre e figlio, vissuti a Dresda tra la seconda metà dell’800 e i primi decenni dell’900, crearono sculture in vetro lavorato a lume per i musei di storia naturale di tutto il mondo. 
Oltre 10mila modelli di creature marine e piante talmente accurati da essere indistinguibili dagli originali.

Molto conosciuti all’inizio della carriera per le riproduzioni di animali dei fondali, i Blaschka vennero consegnati alla Storia dalla monumentale collezione di fiori di vetro conosciuta come ‘Ware Collection’ del Museo di Storia Naturale della Harvard University, che impegnò, prima entrambi poi il solo Rudolf, dal 1887 al 1936. 

Il problema con i fiori di vetro di Leopold e Rudolf Blaschka, spiega il professore di botanica Donald H. Pfister della Harvard University, è che sono troppo realistici.
"Una volta fotografati, sembrano solo piante", dice ad Artsy "Allora, come fai a fare un libro fotografico che permette alle persone di sapere che questi sono in realtà modelli di vetro?"

Pare che anche il primo direttore del Museo Botanico di Harvard, George Lincoln Goodale, si sia lasciato ingannare dall’abilità artigianale dei Blaschka e arrivato a casa loro abbia scambiato un mazzo di orchidee di vetro per dei veri rami recisi. 

Vista oggi la specializzazione dei Blaschka può sembrare strana, ma all’epoca conservare invertebrati marini e piante era un cruccio per le università e i musei. Così quando i Blaschka cominciarono a produrre i primi modelli in vetro tutti facevano a gara per accaparrarseli. Tanto più che le loro abilità era leggendaria.
Ad oggi anzi la sensibilità creativa di Leopold e Rudolf Blaschka resta imbattuta secondo il manager della Ware Collection, Jennifer Brown, che spiega (sempre ad Artsy) come nessun concorso in ricordo dei maestri di Dresda abbia portato ad un manufatto degno degli originali. "Alcuni hanno più successo di altri. Ma non è lo stesso"

Le sale che ospitano la Ware Collection, fresche di una recente ristrutturazione, in questo periodo focalizzano l’attenzione degli spettatori sulle mele (con la mostra "Rotten Apples: Botanical Models of Diversity and Disease’). Partendo dai modelli di mele che Rudolf Blaschka inviò, ormai ottantenne, nella sua ultima cassa di modelli.

I fiori di vetro della 'Ware Collection' di Harvard sono indubbiamente  il progetto più noto dei Blaschka ma anche alcune delle loro creature marine sono di straordinaria verosimiglianza. E hanno il vantaggio di poter essere osservate dal vivo senza spingersi fino negli Stati Uniti. Visto che Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa possiede ben 51 modelli di invertebrati marini anatomicamente perfetti firmati da Leopold e Rudolf Blaschka. 

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

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Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

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Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

Courtesy Harvard University Herbaria. © President & Fellows Harvard College.

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