Per visitare la mostra personale dello statunitense Asad Raza, ‘Untitled (plot for dialogue)’, a Milano bisogna essere persone sportive. Dato che l’artista ha pensato di trasformare gli interni della chiesa di San Paolo (sede dello spazio Converso) in un campo da tennis di un bell’arancione vivace. Con tanto di allenatori.
“Raza continua la sua esplorazione dei modi di abitare uno spazio ricorrendo a pratiche d’interazione tra esseri umani, esseri non umani e oggetti”. Insomma secondo Asad Raza se si spingono le persone a interagire tra loro e con l’ambiente circostante l’esperienza che ne nasce sarà in qualche modo memorabile e illuminate. Va da se che per produrre quest’effetto lo spazio scelto qualche sorpresa dovrà ben riservarla. Così Asad Raza ha pensato di ridare vita agli interni cinquecenteschi, riccamente decorati ma un po’ cupi, della chiesa sconsacrata di San Paolo e togliere i visitatori dal timore riverenziale, con il gioco del tennis.
L’artista spiega questa scelta con una serie di immagini cariche di pathos: i giocatori si scambiano energia, la palla che vola da una parte all’altra induce uno stato meditativo, il movimento è indistinguibile dalla vita stessa, lo svago contrapposto al tendere unicamente verso il lavoro. In realtà Raza ha scelto il tennis, o meglio un gioco simile al tennis, perché è uno sport che ama e conosce bene (oltre a praticarlo ne ha scritto in più riprese).
“L’artista riconfigura la chiesa- un luogo destinato alla ricezione di messaggi di autorità spirituali- in uno spazio di scambio diretto e svago”. Sullo sfondo la bellezza architettonica dell’edificio costruito tra il 1549 e il 1619, dalla storia lunga e variegata ( sconsacrato già dall’800 tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 è stato uno studio di registrazione in cui hanno cantato Maria Callas e Mina, oggi ospita lo studio di architettura CLS) e gli affreschi dei fratelli Campi che illustrano la vita di San Paolo.
Si può fare un salto alla personale di Asad Raza fino al 16 dicembre. I più pigri possono sempre rifiutare la racchetta e bersi un bel thè al gelsomino alla salute dell‘artista. (via Designboom)