Con Marble Chesapeake & Delaware Bay Maya Lin ricostruisce l più grande estuario USA con le biglie

“Marble Chesapeake & Delaware Bay” (2022), glass marbles and adhesive. Image courtesy of the artist and Pace Gallery. Photo by Echard Wheeler

Fatta solo con migliaia di biglie di vetro trasparente ed adesivo “Marble Chesapeake and Delaware Bay” è una scultura semplice ed evocativa della famosa artista statunitense, Maya Lin. Basata su un disegno che lei ha tracciato ispirandosi alle foto satellitari della NASA, l’opera attualmente si estende sulle pareti e il pavimento del Virginia Museum of Contemporary Art (dov’è in corso la personale: “Maya Lin A Study of Water”). Ma Lin l’aveva già pazientemente assemblata anche altrove. Come dice il titolo, rappresenta la Baia di Chesapeake and Delaware. Cioè il più grande estuario dell’nord America.

Artista, architetto e attivista, Maya Lin è diventata famosa a soli 21 anni per essersi aggiudicata la realizzazione del memoriale alle vittime e ai reduci del Vietnam (“Vietnam Veterans Memorial”) di Washington DC. Contestata all’inzio, la scultura commemorativa,. è oggi un visitatissimo simbolo della Nazione e ha superato la prova del tempo talmente bene da meritare il premio 25 Year Award nel 2005. La stessa Lin del resto, diversi decenni dopo il suo completamento (avvenuto nel ‘82), è stata insignita da Barack Obama con la National Medal of Arts (nel 2009) e la Presidential Medal of Freedom (nel 2016). Sempre a lei si deve il Mounumento per i Diritti Civili (“Civil Rights Memorial” a Montgomery, in Alabama). Dagli anni ‘90 ha spostato il suo interesse sulla salvaguardia della Natura. Ma, secondo l’artista, l’impronta ecologista della sua scultura nasce molto prima: quando crescendo nell’Ohio rurale ha visto i tumuli funerari degli indiani Hopewell e Adena e ha capito quanto stretto sia il rapporto delle persone con l’ambiente che le circonda.

Anche “Marble Chesapeake and Delaware Bay “nasce da una suggestione infantile. Quando aveva 8 anni, infatti, il padre tornò a casa con una scatola di biglie artigianali: "Era come aprire una scatola d'acqua- ha ricordato in un'intervista- Catturavano la luce in un modo che non avevo mai visto." Tuttavia, le ragioni per cui questa scultura ha assunto la forma di un tutto parcellizzato in migliaia di piccole luccicanti parti, sono tante. Si comincia dal fatto che anche un’enorme massa d’acqua è pur sempre composta da tantissime goccioline. Per poi arrivare a considerazioni più complesse, come il fatto che da lontano l’estuario venga percepito come un corpo unico, per poi scoprire, avvicinandosi, che si tratti di un universo variegato: un ecosistema composto da ben 2.700 specie di piante ed animali.

Come suggerisce il titolo della personale in corso in Virginia, Maya Lin, ha rappresentato l’acqua spessissimo, con vari materiali e forme. In "Flow" per esempio, ha usato il legno di recupero per imitare le trame delle onde. Mentre nella scultura murale “Silver Chesapeake”, si è servita dell’argento recuperato, per rendere il colore e la capacità di rifrazione dell’acqua in una diversa stagione o condizioni metereologiche opposte a quelle di “Marble Chesapeake and Delaware Bay”.

Tuttavia. come fa notare il MOCA della Virginia: "Lin spesso rappresenta l'acqua sia come percorso che come confine. In tal modo, evoca le implicazioni della sua necessità, accessibilità, scarsità e abbondanza".

La mostra “Maya Lin A Study of Water” andrà avanti fino al 4 settembre 2022 negli Stati Uniti. Maya Lin, però, condivide molto spesso le immagini delle sue opere anche su Instagram. Se ne possono ammirare diverse di “ Marble Chesapeake and Delaware Bay” e non solo.

“Marble Chesapeake & Delaware Bay” (2022), detail, glass marbles and adhesive. Image courtesy of the artist and Pace Gallery. Photo by Echard Wheeler

Installation view of Maya Lin: A Study of Water Image courtesy Virginia Museum of Contemporary Art. Photo by Echard Wheeler

Installation view of Maya Lin: A Study of Water Image courtesy Virginia Museum of Contemporary Art. Photo by Echard Wheeler

“Flow” (2009), FSC-certified spruce, pine and fir 2 x 4s. Image courtesy of the artist and Pace Gallery

I capolavori di Disney in mostra nella splendida cornice di Palazzo Barberini a Roma

Robin Hood, 1973 Disney Studio Artis Concept art Guazzo, pennarello e inchiostro su carta © Disney

Sull’onda del successo riscosso al Mudec (il Museo delle Culture) di Milano, la mostra Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo, si prepara ad affrontare l’estate romana dalla splendida cornice di Palazzo Barberini.

L’esposizione a misura di famiglia, raccoglie preziose opere originali provenienti dagli Archivi Disney di film iconici come come Biancaneve e i sette nani, Pinocchio e Fantasia ma anche Hercules, e La Sirenetta fino al più recente Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, è curata dalla Walt Disney Animation Research Library. Si snoda attraverso tre chievi di lettura. Ma soprattutto da l’occasione di ammirare dal vivo disegni, guache, pastelli e bozzetti dei film che attraversano la coscienza collettiva di più generazioni di occidentali (e non solo).

Alcune delle carte in mostra risalgono al periodo in cui Walt Disney era ancora vivo (fino al ‘66). Altre a quando lavorava sempre gomito a gomito con i suoi collaboratori. Va, infine, ricordato che Biancaneve e i sette nani, Fantasia e Pinocchio (tutti e tre in mostra in un modo o nell'altro) fanno parte delle otto pellicole prodotte da Disney inserite nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti perchè "culturalmente, storicamente ed esteticamente significative"

Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo, come dice il titolo, si concentra sullo storytelling delle animazioni disneyane: "In mostra- spiegano gli organizatori dell'evento- il visitatore potrà ripercorrere l’elaborazione dell’intero processo creativo dietro le quinte di un racconto Disney." Fino ad arrivare a costruirne uno proprio.

Ma prima gli verrà spiegato come come le antiche matrici di tradizione epica (cioè miti, leggende medievali e folklore) tramutatesi in favole e fiabe ed entrate nel patrimonio archetipico narrativo delle culture del mondo, siano confluite nelle splendide animazioni di cui tutti conserviamo memoria.

"Con uno studio molto dettagliato dei comportamenti umani e animali, gli artisti della Disney hanno creato negli anni dei personaggi universalmente noti come Topolino e Paperino. Miti e leggende di dei ed eroi, favole di animali, racconti di cavalieri, streghe, maghi e principesse assumono le fattezze dei cartoni animati".

L’idea del cineasta e di quanti lavoravano con lui, fin dagli albori della Disney insomma, era quella di ridare vita e freschezza a materiale antichissimo. Più facile a dirsi che a farsi. Ma come ci sono riusciti?

"Ci vogliono mesi e anni di lavoro di un’intera équipe coordinata da un regista per produrre un film d’animazione: un processo creativo lento, continuativo e molto meticoloso che, da un’idea iniziale, costruisce un intero film attraverso migliaia di immagini che via via prendono vita".

L’esposizione si sofferma sugli step necessari alla nascita di personaggi e ambientazioni. Oltre a spiegare le tecniche d’animazione di ieri e di oggi.

All’organizzazione di Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo ha collaborato anche lo storico e critico del fumetto e del cinema di animazione, Federico Fiecconi. La mostra rimarrà a Palazzo Barberini di Roma fino al 25 settembre 2022.

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Lisa Keene Concept art Disegno digitale su carta © Disney

La Sirenetta, 1989 Glen Keane Disegno preliminare per l’animazione Grafite su carta © Disney

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Griselda Sastrawinata-Lemay Concept art Disegno digitale su carta © Disney

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Jin Kim Concept art Disegno digitale su carta © Disney

La Spada nella Roccia, 1963 Disney Studio Artist Concept art Inchiostro e pastello su carta © Disney

Robin Hood, 1973 Milt Kahl Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Pinocchio, 1940 Ollie Johnston Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Pinocchio, 1940 Disney Studio Artist Studio di personaggio Stampa su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Fantasia: Sinfonia Pastorale, 1940 Disney Studio Artist Concept art Pastello e matita colorata su carta © Disney

Disney L’arte di raccontare storie senza tempo Palazzo Barberini Roma photo: Alberto Novelli

Biennale di Venezia 2022| La scultura cinetica di Arcangelo Sassolino plasma Diplomazija Astuta un Padiglione Malta sospeso tra Storia e Contemporaneità

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Diplomazija Astuta (Diplomazia Astuta), il Padiglione Malta per la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, o meglio la Biennale di Venezia 2022, è frutto di una collaborazione tra lo scultore italiano Arcangelo Sassolino e il teorico- artista maltese Giuseppe Schembri Bonacci. Con musiche del maltese Brian Schembri. Ed è sostanzialmente un omaggio al capolavoro di Caravaggio La Decollazione di San Giovanni Battista, custodito, appunto, nella Concattedrale di La Valletta.

Che detta così potrebbe far pensare a tutto tranne che a un’opera interessante. Invece, Diplomazija Astuta, è più che interessante è un Padiglione bellissimo, dove passato e presente si fondono creando un ambiente che stupisce e ipnotizza.

L’installazione consiste in sette vasche rettangolari, piene d’acqua, in cui dall’alto cadono delle piccole quantità di metallo fuso. La stanza è rigorosamente avvolta nell’oscurità, così la luminosa forza del colore del materiale arroventato, la attraversa in maniera lacerante eppure quasi asettica. Quando, poi, il metallo raggiunge le vasche, si spegne, emettendo un rumore cratteristico ed evocativo. Quasi un lamento.

Sulle prime semmai sfugge il riferimento a Caravaggio. Poi però si nota il buio dello sfondo, il colore caldo del metallo in primo piano. Un rapido calcolo e ci si accorge che gli elementi scultorei (le vasche rettangolari) sono sette, come i personaggi rappresentati nella pala seicentesca. Infine, la violenza del processo, l’ineludibile squarcio. La momentanea sospensine del tempo. Il suo ciclico e inarrestabile ripetersi, danno invece al duo di artisti, l’aggancio per legare la Storia alla contemporaneità.

"San Giovanni Battista - ha spiegato tempo fa Schembri Bonaci a Malta Today- era molto più di una scomoda 'voce nel deserto'. Anche durante la sua vita, era anche considerato il presagio di una nuova era. Annunciò la venuta del Messia, che, in termini biblici, significa il Nuovo Testamento: l'inizio di una nuova era, una nuova definizione dell'umanità basata sull'amore, e la promessa della Salvezza: un'altra forma, si può dire, di un Sogno utopico di felicità eterna.(...) Storicamente, però: quella 'nuova era' inizia con la sua morte. E un modo di vederla è che... l'inizio di una nuova era finisce sempre in tragedia.(...) e non importa quanto utopica l'ideologia affermi di essere... finisce sempre in un violenza distopica e brutalità."

In definitiva quando si decide di mettere insieme più protagonisti su uno stesso palco di rado si fa qualcosa di buono. Al Padiglione Malta, invece, il miracolo è riuscito. A farla da padrona è la scultura cinetica del vicentino Arcangelo Sassolino, certo, che tuttavia guadagna davvero molto in atmosfera colore e forza attraverso la collaborazione con Schembri Bonacci. Quest’ultimo, contribuisce con un graffito scritto in più lingue a sottolineare un certo cosmpolitismo mediterraneo dello stato più piccolo dell’Unione Europea. E, attraverso Sassolino, nutre di concretezza formale la sua teoria secondo la quale, il metallo in generale e l’acciaio in particolare, sarebbe la cifra di definizone dei nostri tempi.

Senza dimenticare il contributo (senz’altro importante) dello studioso di Caravaggio statunitense Keith Sciberras e secondarimante del curatore Jeffrey Uslip. E la musica di Brian Schembri che completa l’esperienza.

Diplomazija Astuta, il Padiglione Malta di Arcangelo Sassolino e Giuseppe Schembri Bonacci, si potrà visitare all’Arsenale fino al 25 settembre soltanto e non fino al termine ultimo della della Biennale di Venezia 2022 (fissato per il 27 novembre). Ed è imperdibile.

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia

Pavilion of Malta, Diplomazija Astuta, 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams Photo by:Andrea Avezzù Courtesy: La Biennale di Venezia