L’artista statunitense Daniel Arsham (altro su di lui qui) in una nuova serie di sculture affronta il tema dello scorrere del tempo sui capolavori che hanno segnato la Storia dell’Arte. Per farlo usa il solito espediente di crepe da cui emergono splendidi cristalli.
Si tratta di repliche pressoché identiche di opere come il Mosè di Michelangelo e la Venere di Milo, che Arsham ha potuto realizzare grazie alla collaborazione con l’istituto culturale francese Réunion des Musées Nationaux - Grand Palais, dove sono conservati i calchi e le scansioni di busti, sculture e fregi dalle collezioni del Musée du Louvre di Parigi, di San Pietro in Vincoli di Roma, del Museo dell'Acropoli di Atene e del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
“Gli stampi sono di straordinaria qualità - dice su Instagram- perchè sono stati tolti dalle opere originali. Ogni graffio e imperfezione che è visibile nell'originale è presente anche nel mio lavoro.”
Per portare a termine questo corpo di lavori l’artista newyorkese ha dovuto trascorrere un anno a Parigi.
Arsham che in passato aveva trasformato in reperti archeologici di un futuro distopico oggetti d’uso quotidiano, computer vintage, automobili ecc. torna a parlare di memoria collettiva. Ma se nelle serie precedenti gli oggetti cristallizzati e svuotati della loro informale familiarità suscitavano inquietudine adesso ci appaiono ancora più seducenti nella loro chiara solidità, sottolineata da un fiorire di luccicanti formazioni minerali. Suggerendo che alcuni simboli non possono essere cancellati o offuscati dal girare delle lancette dell’orologio.
“(...) Ho iniziato a esplorare l'idea dell'archeologia come un racconto immaginario del passato- spiega - nonché uno strumento con cui far crollare le barriere tra il passato e il presente. Questo concetto è diventato un filo conduttore durante la mia pratica. Facendo uso di oggetti classici e antichi, questo nuovo corpus di lavori sperimenta l'intramontabilità di alcuni simboli,