Guardando la serie Trash di Stefania Fersini chiunque penserebbe di trovarsi di fronte alle pagine rovinate di una rivista di moda. Invece no, si tratta di dipinti iperrealisti che le riproducono minuziosamente. L’artista le recupera dai rifiuti e poi le copia, ingrandendole, pennellata dopo pennellata.
E’ un lavoro talmente lungo che non riesce a fare più di 12-15 opere l’anno.
“La mia pratica continua ad affrontare la questione fondamentale di cosa significa creare immagini in un mondo sempre più saturo di immagini- ha spiegato in un’intervista rilasciata ad Artnet- In risposta, ho scelto di non aggiungerne altre, ma di riflettere sulle immagini che abbiamo già. (…) Quindi quello che faccio è semplicemente copiare un'immagine da una rivista e ricrearla con il mio talento, senza alcun supporto meccanico o tecnologico, con solo i miei occhi, le mie mani e i pigmenti che la natura ci offre. Il mio lento processo necessario per riprodurre queste immagini e trasformarle in una scala diversa (a grandezza naturale) mi consente di dipingere solo 12-15 opere all'anno. La pittura è il mio modo di meditare”.
Ma se si osserva la questione da un altro punto di vista si scopre che i dipinti della Fersini sono la riproduzione alterata di fotografie che dopo essere state trasformate in rifiuti avevano perso la loro forma originaria e che in partenza non descrivevano la realtà ma la reinventavano a loro uso e consumo. Copie di copie di copie. A leggerlo fa venire un po’ di mal di testa ma il lavoro di Stefania Ferzini è così: un continuo gioco di specchi immediato a vedersi e incredibilmente tortuoso quando qualcuno cerca di spiegarlo.
Classe 1982, Stefania Fersini è originaria di Aosta e vive a Torino. Non riproduce solo le pagine delle riviste, la sua pittura gioca a nascondino anche con l’architettura e il design d’interni. Tra piccoli inganni e astuti espedienti per invadere lo spazio senza uscire della bidimesionalità della pittura. Ha copiato specchi a Palazzo Reale di Milano (serie Mirrors) che riflettevano l’ambiente in cui erano collocati (sostituendoli ovviamente), ha sparso tessere di puzzle in stanze antiche dipingendole in maniera da renderle invisibili (serie Puzzle).
Adesso è in mostra alla galleria The Pool Nyc di Milano (Toreros d’aujourd’hui, Palazzo Fagnani Ronzoni, fino al 21 Dicembre 2018) e per confrontarsi con la splendida architettura della storica location ha creato una serie di opere nuove. Alcune sono dipinte sulla seta. Ma ovviamente non è tutto lì: lo spazio espositivo si è trasforma per l’occasione in un contenitore ideale in cui ciò che è e ciò che appare diventano definizioni confuse e il confine tra immaginazione e realtà si fa labile.
“Toreros d’aujourd’hui (qualche immagine dall’account instagram dell’artista in fondo al post ndr) trasforma Palazzo Fagnani Ronzoni, sede espositiva della galleria THE POOL NYC, nella stessa unica opera di Fersini presentata. Un luogo che diventa etimologicamente domestico, alcova di tinte pastello ed elementi riconoscibili; uno spazio che diviene un perpetuo dejà vu di tende e tappezzerie dipinte parzialmente e in maniera periferica, con mobili e quadri fittizi, che gioca sull'ambivalenza di aspettativa e realtà, sfondo e soggetto, margine e protagonismo”.