Lo studio DnA Design and Architecture di Xu Tiantian ha vinto lo Swiss Architectural Award

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai / Tofu factory in the Caizhai village 2017-2018 Foto di / Photo by: Wang Ziling

L’ottava edizione dello Swiss Architectural Award, il premio delle università della Svizzera italiana presieduto da Mario Botta, è andato allo studio cinese DnA Design and Architecture della famosa Xu Tiantian.

Già pluripremiata, Xu Tiantian, che dopo essersi laureata all’Università Tsinghua (nel Beijing) si è specializzata ad Harvard, lavora in Cina, dove ha fondato lo studio DnA Design and Architecture. il suo è un approccio olistico all’architettura, che si propone di rivitalizzare le aree rurali, contrastandone lo spopolamento e accrescendone l’economia, in modo sostenibile.

Tra i progetti più riusciti in questo senso, i tre presi in considerazione dalla giuria del riconoscimento elvetico. Cioè il Ponte Shimen sul fiume Songyin, Fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai e il Riutilizzo delle Cave di Jinyun.

Nel caso del Ponte Shimen, Tiantian, ha trasformato in un ponte pedonale panoramico un vecchio ponte degli anni ‘70, che avrebbe dovuo essere abbattuto. L’ha coperto con strutture di legno che riparano e creano giochi di luce ma ha preservato a vista anche molti particolari della struttura preesistente. Congiungendo, inoltre, due villaggi, separati dal fiume ma con radici comuni.

Nel secondo progetto, ha riunito in una Fabbrica di tofu, le piccole ma storiche produzioni locali diventate obsolete per gli odierni standard si sicurezza. La Fabbrica di tofu di Tiantian, inoltre, permette di vedere dall’esterno l’intero processo di produzione e ha un locale dedicato alla degustazione.

Il più recente tra i progetti presi in considerazione, è forse anche il più complicato. Qui, infatti, la DnA Design and Architecture si è trovata di fronte a un complesso di cave dismesse. E le ha trasformate in un’attrazione turistica: un sito di osservazione delle rocce e del paesaggio, da una prospettiva insolita. Nelle cave di Jinyun oggi, ci sono anche gli scalpellini che mostrano ai visitatori un’antica forma artigianale.

Il premio è stato attribuito allo studio cinese perchè i progetti:

hanno convinto la giuria per il felice connubio tra le istanze  civiche che li animano (poiché volti a servire le comunità locali) e la qualità dell’architettura proposta, caratterizzata da una spiccata attenzione al contesto, da un’attitudine precisa e poetica al tempo stesso, e dall’operare al crocevia di scale e temi diversi, tra architettura e infrastruttura, tra permanente e effimero, tra riuso e intervento ex-novo”.

Lo Swiss Architectural Award  promosso dalla Fondazione Teatro dell’architettura con il sostegno organizzativo e operativo dell’Università della Svizzera italiana – Accademia di architettura e con la collaborazione fra le tre Scuole di architettura svizzere (Università della Svizzera italiana – Accademia di architettura; Politecnico Federale di Losanna – ENAC, Section d’Architecture; Politecnico Federale di Zurigo – Departement Architektur), rappresentate nella giuria del premio dai loro direttori. Quest’ultima, quest’anno, era presieduta dal famoso architetto svizzero, Mario Botta.

Il premio dello Swiss Architectural Award, fissato in 100.000 franchi svizzeri, sarà consegnato il 4 maggio 2023 all’Auditorio del Teatro dell’architettura Mendrisio dell’Università della Svizzera italiana, dove si terrà anche l'esposizione dei progetti presentati dai candidati.

Per vedere altre opere architettoniche, realizzate dallo studio DnA Design and Architecture di Xu Tiantian, si può dare uno sguardo al loro sito internet.

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riuso del ponte Shimen sul fiume Songyin / Reuse of the Shimen Bridge on the Songyin river 2016-2017 Foto di / Photo by: Wang Ziling; Han Dan (Photo “Shimen Bridge 4”)

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riuso del ponte Shimen sul fiume Songyin / Reuse of the Shimen Bridge on the Songyin river 2016-2017 Foto di / Photo by: Wang Ziling; Han Dan (Photo “Shimen Bridge 4”)

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riuso del ponte Shimen sul fiume Songyin / Reuse of the Shimen Bridge on the Songyin river 2016-2017 Foto di / Photo by: Wang Ziling; Han Dan (Photo “Shimen Bridge 4”)

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riuso del ponte Shimen sul fiume Songyin / Reuse of the Shimen Bridge on the Songyin river 2016-2017 Foto di / Photo by: Wang Ziling; Han Dan (Photo “Shimen Bridge 4”)

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai / Tofu factory in the Caizhai village 2017-2018 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai / Tofu factory in the Caizhai village 2017-2018 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Fabbrica di tofu nel villaggio di Caizhai / Tofu factory in the Caizhai village 2017-2018 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riusi delle cave di Jinyun / Reuse if the Jinyun quarries 2021-2022 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riusi delle cave di Jinyun / Reuse if the Jinyun quarries 2021-2022 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riusi delle cave di Jinyun / Reuse if the Jinyun quarries 2021-2022 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Xu Tiantian – DnA Design and Architecture Riusi delle cave di Jinyun / Reuse if the Jinyun quarries 2021-2022 Foto di / Photo by: Wang Ziling

Le fotografie di Noritaka Minami congelano l'intimità degli alloggi della Nakagin Capsule Tower prima della demolizione

“B1004” (2011). All images © Noritaka Minami

La demolizione dell’iconica Nakagin Capsule Tower, cominciata il 12 aprile scorso, procede molto lentamente ma dovrebbe essere ultimata per la fine dell’anno. E nonostante i problemi strutturali l’avessero resa inevitabile, di sicuro la mancanza del palazzo lascerà un vuoto. Che forse si colmerà in un prossimo futuro (nel Metaverso o nella realtà) visto che i diritti per la ricostruzione della torre dell’architetto Kishō Kurokawa sono attualmente in vendita sotto forma di NFT.

Difficilmente però la Nakagin Capsule Tower rinascerà nel quartiere di Shimbashi e sarà identica in tutto e per tutto alla prima versione.

Per questo molti hanno fotografato l’edificio finchè è stato possibile. Ma dall’esterno (era infatti severamente vietato a turisti e curiosi immortalarne l’interno). L’artista statunitense Noritaka Minami invece si è attardata in un gran numero di casette. Cercando di cogliere e mettere in evidenza le similitudini del design di ognuna e le differenti personalità degli abitandi attraverso la disposizione dei loro oggetti. Congelando l’intimità dei blocchi nelle sue fotografie e contemporaneamente raccogliendo una testimonianza preziosa.

La Nakagin Capsule Tower, progettata dall’architetto giapponese Kishō Kurokawa (che fu tra i fondatori del movimento metabolista), venne completata, dopo appena due anni, nel 1972. Composta da due torri collegate tra loro di 11 e 13 piani. Al centro di ognuna c’erano scale e ascensori, mentre ai lati sbucavano i 140 moduli prefabbricati. Questi ultimi non erano però collegati tra loro ma solo alla struttura portante centrale. Una caratteristica che creava problemi importanti all’edificio. D’altra parte i moduli erano stati concepiti per essere sostituiti ogni 25 anni. Ai tempi della progettazione venne persino inventato un macchinario per estrarre quelli vecchi e inserire quelli nuovi ma non fu mai usato. Semplicemente, all’atto pratico, non si poteva fare.

Al di là delle infiltrazioni e dell’usura, la Nakagin Capsule Tower non era antisismica. "Per noi- scrivono gli architetti Filipe Magalhães, Ana Luisa Soares che hanno abitato nell'edificio- vedere le cellule sbattere l’una contro l’altra è stata un’esperienza spaventosa. Ci siamo precipitati verso le scale in cemento, che sembravano un luogo più sicuro, e mentre correvamo giù abbiamo incontrato alcuni vicini che si comportavano come se niente fosse." L’interno dei moduli abitativi era caldissimo d’estate e freddissimo d’inverno. Gli inquilini avrebbero dovuto usare l’impianto di climatizzazione centralizzato per modulare la temperatura ma i tubi erano guasti in più punti e zeppi d’amianto.

Per questo alla fine si è deciso di abbattere l’edificio. Il panorama urbano giapponese è in continuo mutamento per via del concetto d’impermanenza, che permea l’architettura nipponica. Tuttavia la decisione di demolire la Nakagin Capsule Tower è arrivata dopo un lungo dibattito, che ha visto anche molte voci contrarie.

L’edificio, infatti, era un raro esempio di architettura del movimento metabolista.

All’interno i moduli, di circa 2 metri per quattro, erano essenziali. Gli elettrodomestici già presenti all’epoca della progettazione erano incassati nelle pareti, così come l’armadio. Poi c’era qualche ripiano, un bagno (che è stato descritto come “una capsula dentro la capsula”) e una finestra circolare (che si poteva schermare con una tenda circolare su misura).

E’ questo l’ambiente seriale fotografato da Noritaka Minami. Eppure, a seconda del padrone di casa, il minuscolo teatro cambiava diametralmente, riflettendone gusti e personalità.

Minami sottoilinea questa rivincita dell’individuo, mantenendo la camera nella stessa posizione in ogni scatto e consentendole di attardarsi solo su particolari creativi incongruenti con le dimensioni spartane dello spazio.

Noritaka Minami ha esposto le sue fotografie della Nakagin Capsule Tower nella mostra 1972/Accumulations (fino al 8 dicembre) in corso al MAS Context Reading Room di Chicago. Parecchie immagini si possono , comunque, vedere anche sul suo sito internet. (via Colossal)

Con "Life" Olafur Eliasson rifà la sede firmata Renzo Piano della Fondazione Beyeler per riempirla d'acqua e piante

Olafur Eliasson,  Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

La sede della Beyeler Foundation di Riehen (nei pressi di Basilea), progettata da Renzo Piano, si prestava, perchè all’esterno aveva già un laghetto. Così all’artista danese-islandese Olafur Eliasson (famoso, tra gli altri, il suo progetto Ice Watch), per creare l’installazione “Life”, è stato solo necessario (si fa per dire) eliminare la vetrata e sostituire tutti i pavimenti con altrettante vasche d’acqua. Ovviamente poi è stata la volta delle piante (felci galleggianti, ninfee nane, lattughe acquatiche, fiori galleggianti a radice rossa e caltropi d'acqua), delle luci UV, dei microrgnismi, dei colori fluorescenti e via discorrendo. Ma a quel punto il lavoro si poteva dire completo.

L’opera, ideata per la fondazione svizzera, coniuga a livello sia pratico che teorico l’amore per l’architettura di Eliasson con la creazione artistica. Prende, infatti, le mosse da una vera e propria riconfigurazione architettonica che diventa parte integrante dell’opera d’arte. Oltre ad essere un modo estremo di fare installazione site-specific.

L’idea era quella di abbattere i muri che dividono Cultura e Natura.

"Quando Sam Keller, il direttore della Fondazione Beyeler, e io abbiamo discusso per la prima volta della mostra un paio di anni fa, ho pensato, perché non invitiamo tutti alla mostra? Invitiamo il pianeta: piante e varie specie- ha spiegato Olafur Eliasson- Al di là della semplice apertura di una porta, ho deciso di rimuovere i confini strutturali che tengono fuori dall'istituto l'esterno, e sono grato alla Fondazione Beyeler e all'architetto Renzo Piano, che ha costruito il museo, per avermi lasciato assumere il compito di rimuovere accuratamente - e con cura- la facciata in vetro dall'edificio. "

Olafur Eliasson ha creato le condizioni, insomma, perchè l’esterno e l’interno si ibridassero e interagissero, fino a diventare una cosa sola. In maniera che non solo il clima e il colpo d’occhio fossero uguali, ma anche la maggioranza delle forme di vita (insetti e piccoli animali che popolano il parco o i vicini giardini pubblici).

Non a caso (e coerentemente) Life è aperta a tutti: sia al pubblico umano che a quello non umano ( se appena possibile deciderete di visitarla potrete portare il vostro cane o il gatto, per intenderci).

Aperta a sguardi digitali attraverso la speciale telecamera prismatica (che simula l’occhio degli insetti). La mostra è visitabile anche la notte (per questo sono stati necessari fari uv ,e un colorante fluorescente chiamato uranina, che illuminano tutta l’area).

Olafur Eliasson per ideare quest’opera si è ispirato agli scritti dall'antropologa Natasha Myers , secondo la quale all'antropocene dovrebbe seguire il "planthroposcene". Ma l’ha anche ripensata in chiave più astratta e simbolica, dall’imporsi della pandemia in avanti, come specchio dell’interconnessione delle cose e di tutto ciò che non possiamo controllare.

Mentre scrivo questo post non è ancora possibile viaggiare verso la vicinissima Svizzera. Tuttavia “Life” di Olaufur Eliasson rimarrà alla Fondazione Beyeler di Basilea fino a luglio 2021. Tra le altre modalità di visita in presenza da segnalare quella attraverso una conversazione informativa . Il sito internet di Olafur Eliasson e la sua pagina Instagram sono fino ad allora ricche di contenuti. (via Artnet)

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson,  Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson,  Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

“Life” (2021), installation view at Fondation Beyeler, Riehen/Basel. Photo by Pati Grabowicz, courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson,  Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson,  Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson

Olafur Eliasson, Life, Beyeler Foundation. Images by Mark Niedermann. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles, © 2021 Olafur Eliasson