Quando si guardano le opere di Tigran Tsitoghdzya si pensa che l’artista armeno si sia limitato a sovrapporre delle fotografie. Belle immagini da rivista patinata in bianco e nero, fuse insieme chissà come da un computer. Salvo poi avvicinarsi e scoprire che si tratta di dipinti iperrealisti.
Tigran Tsitoghdzya usa prevalentemente la pittura ad olio su tela e lavora su grandi formati con pennelli minuscoli con cui riproduce ogni ruga, ogni piega della pelle, ogni capello del soggetto che sta ritraendo. A rendere ancora più certosino questo lavoro ci si mette il fatto che non usa colori: solo bianco, nero e sfumature di grigio varie.
Nella serie “Mirrors” (che è la più famosa e più vasta) l’artista ritrae delle persone con le mani sul viso, ma le mani sono trasparenti e il volto del soggetto si mostra in tutta la sua espressività. Secondo Tigran questa scelta serve a sottolineare che i suoi sono ritratti psicologici e non maschere.
In realtà le immagini sanno di rivista patinata, potrebbero tranquillamente stare su un periodico di moda, e più che ritrarre il soggetto in maniera cruda sembrano ritratti dei ritratti fotografici che qualcuno ha fatto al soggetto (idealizzandolo). Anche così comunque sempre di gioco di specchi si parla.
Inutile dire che questi quadri citano in modo più o meno esplicito il Surrealismo.