Composto da brevi video riprodotti su schermi di varie dimensioni e piccoli dipinti, “The Nature of the Game”, il Padiglione Belgio di Francis Alÿs, per la 59esima Esposzione Internazionale d’Arte, è uno di quelli da non perdere alla Biennale di Venezia 2022. Benchè l’artista originario di Anversa abbia deciso di puntare su “Children’s Games”, una sua serie ben nota e se vogliamo storica (visto che è cominciata nel ‘99), le opere non smettono di essere sorprendenti, per i molteplici piani di lettura e per come mixano poesia e riflessione, semplicità e complessità, bellezza e degrado.
E poi “The Nature of the Game” presenta un corpo importante di nuove produzioni (ed altrettanti nuovi giochi). I film selezionati per il Padiglione Belgio alla Biennale di quest'anno sono stati realizzati in Afghanistan, Belgio, Canada, Repubblica Democratica del Congo, Hong Kong, Messico e Svizzera.
Come negli altri della serie “Children’s Games”, vi compaiono dei bambini intenti a giocare nella loro città o nel loro villaggio. Con un approccio immediato alla reltà, da esploratore, Alÿs non fa altro che documentare un rituale universale: quello del gioco. E ci mostra come i momenti ludici dei bambini, a prescindenre dalle diverse culture e della situazione del luogo in cui si trovano i piccoli, siano molto simili.
“Una cosa che mi interessava in termini di esperienza di artista- ha detto- era il modo in cui i giochi per bambini tendevano ad avere una qualità universale... Un buon esempio è la rayuela, o campana: ci sono un numero infinito di varianti ma la meccanica di base rimane tra le tante culture che conosco. Lasci la terra per attraversare l'inferno e raggiungere il paradiso, e poi torni sulla terra saltando sull'inferno, cioè rinasci! È un gioco di riscatto".
Alla base della serie anche la necessità di documentare i giochi all’aperto per proteggerne la memoria. Come fossero racconti orali. Molti di questi giochi, infatti, sono rimasti immutati talmente a lungo da essere gli stessi rappresentati nel dipinto del XVII secolo "Giochi di bambini" di Bruegel. Il capoalavoro è stato inoltre collegato a una poesia anonima fiamminga del 1530 (pubblicata ad Anversa da Jan van Doesborch), saldando le loro radici ancora più indietro nel tempo.
"I giochi per bambini- ha scritto la curatrice Hilde Teerlinck- tendono a scomparire. L'aumento del traffico urbano, dei social media e dei giochi digitali e la paura dei genitori di lasciare che i bambini giochino nello spazio pubblico fanno sì che la tradizione di giocare all'aperto diventi ogni giorno meno comune. Questo processo potrebbe aver subito un'accelerazione a causa delle conseguenze del COVID-19 negli ultimi anni, creando un'urgente necessità di registrarli, ora."
Ad ogni video corrisponde almeno un dipinto che sottolinea il contesto in cui cui i giochi si svolgono. La loro cornice storica. Visto che i bimbi interagiscono estraniandosi dalla realtà; costruendo una sorta di universo parallelo. I dipinti, spesso ispirati dalle immagini fotogiornalistiche, contrappongo alla violenza delle immagini rappresentate, le piccole dimensioni (rigorosamente identiche) e una tavolozza delicata. Oltre ad un alone di poesia che li pervade come un’eco lontana.