Le sculture monumentali dell’artista statunitense Janet Echelman (ne ho già parlato qui) fondono semplicità e ricerche all’avanguardia. D’altra parte sono fatte per essere installate in cielo.
‘1.78’ posizionata nella Plaza Mayor di Madrid (fino al 19 febbraio 2018) fluttuava come le altre al di sopra delle ansie e degli affanni del caos urbano.
Eppure, sarà stato per il suo ondeggiare e modificare leggermente le forme quando c’era vento, o per la palette di colori accesi, ma non ha smesso neppure un istante di essere parte integrante della città.
Janet Echelman ha creato ‘1.78’ per celebrare i 400 anni di vita della piazza principale madrilena. L’opera, è stata realizzata annodando a mano poco meno di 124 chilometri di fili in fibra altamente ingegnerizzata (un materiale particolarmente resistente, leggero e flessibile). Per un totale di 1 milione e 600mila nodi.
Il titolo fa riferimento a quel granello di tempo perso dalla giornata dopo che un singolo evento fisico ha spostato la massa terrestre (1,78 microsecondi in meno appunto). La Echelman cita questa variazione infinitesimale per ricordarci che non esiste un tempo unico e che le scale temporali si influenzano tra loro.
"Negli ultimi quattrocento anni le persone si sono radunate a Plaza Mayor per assistere alle corride e ai roghi dell'Inquisizione spagnola"- ha detto la Echelman- "Oggi ci riuniamo con l'arte che esplora il nostro concetto di tempo, per discutere di idee. Questa è una traiettoria felice per l'umanità ".