E’ un mondo congelato e onirico quello che l’artista belga Hans Op de Beeck ci permette di esplorare fisicamente attraverso le sue installazioni. A grandezza naturale, con particolari, spesso insignificanti, tanto curati da risultare iperrealisti, le composizioni scultoree di Op de Beeck, sono rigorosamente monocromatiche. Una caratteristica che accentua il senso di sospensione insieme alla musica di sottofondo.
Inutile dire che la carica simbolica delle opere è forte, ma forse ancora più intenso è il senso di intimità che, inaspettatamente, suscitano. Sarà perchè in alcuni casi riproduce interi ambienti, o perchè i suoi personaggi sono spesso addormentati o assorti, ma l’impressione è quella di violare uno spazio privato senza essere visti.
Indecise tra verosimile e immaginario le sculture di Hans Op de Beeck hanno un’incerta collocazione temporale. Nella sua ultima grande installazione My bed a raft, the room the sea and then I laughed some gloom in me (Il mio letto una zattera, la stanza il mare e poi ho riso un po’ di tristezza in me), ad esempio, una bambina dorme su un letto che naviga in uno stagno. La ragazzina ha delle trecce che fanno pensare a una favola del passato più che alla contemporaneità, ma il motivo del cuscino e soprattutto le cuciture del plaid ci riportano all’oggi. Accanto a lei ci sono farfalle, ninfee e vegetazione lacustre ma anche i sonniferi.