Il Romanticismo black di Kehinde Wiley alla National Gallery di Londra

Kehinde Wiley, 'Prelude (Babacar Mané)', 2021. Courtesy of Stephen Friedman Gallery, London and Galerie Templon, Paris.

L’artista statunitense Kehinde Wiley è da anni impegnato nella rilettura della pittura moderna sostituendo i protagonisti bianchi con neri di varie etnie e nazionalità. Defintivamente consacrato dopo essere stato scelto (primo artista afro americano nella Storia) per ritrarre il Presidente Barack Obama a fine mandato. E’ attualmente in mostra alla National Gallery di Londra. L’esposizione si intitola The Prelude (da una poesia di William Wordsworth) ed è una reinterpretazione della grande pittura romantica.

Dal genere del Ritratto, Wiley si sposta a quello del Paesaggio e lo fa con maestria, riproponendo l’aura di mistero e di teatrale bellezza delle opere cui fa riferimento. Alla Sunley room, nel centro della National Gallery, presenta cinque dipinti e un video digitale a sei canali (In Search of the Miraculous ). L’opera nel suo complesso è pensata per stabilire un rapporto immediato tra il lavoro di Wiley e i paesaggi storici e marini conservati alla National Gallery di artisti come Claude , Friedrich, Turner e Vernet .

Magistrale la rilettura de Il Viandante sul Mare di Nebbia del pittore tedesco Caspar David Friedrich. Wiley, infatti, non si limita a sostituire il viaggiatore biondo dell’originale con il giovane Babacar Mané, originario di Dakar in Senegal, ma modifica in modo, al tempo stesso sottile e sostanziale, il capolavoro romantico. Se il protagonista ottocentesco passava in secondo piano di fronte alla grandezza della natura, Babacar se la gioca alla pari, non possiamo vedere la sua espressione ma la posa sciolta fa pensare a calcolo e sicurezza. Sulla sua schiena, poi, si riflette una luce azzurra innaturale che trova contrappunti e assonanze in una tavolozza più viva e rende cinematico il dipinto, sottolineando ancora una volta che Mané resta il protagonista del suo viaggio.

Ovviamente i dipinti di Wiley parlano di identità, migrazioni e iniquità sociali. Ma non è da meno il suo In Search of the Miraculous, in cui l’artista approfondisce la figura del vagabondo romantico alla ricerca di se stesso e di una nuova spiritualità. Per farlo ha scelto un gruppo di londinesi neri, incontrati nelle strade intorno alla National Gallery, e portati in Norvegia ad esplorare fiordi e paesaggi glaciali.

The Prelude rimarrà alla National Gallery di Londra fino al 18 aprile. Ma Kehinde Wiley dal prossimo 23 aprile (fino al 24 luglio) sarà anche protagonista della mostra Kehinde Wiley: An Archaeology of Silence, organizzata dal Musée d’Orsay alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, ed inserita tra gli eventi collaterali autorizzati alla Biennale Arte 2022.

Kehinde Wiley, 'Ship of Fools II', 2021. Courtesy of Stephen Friedman Gallery, London and Galerie Templon, Paris.

Kehinde Wiley, 'In Search of the Miraculous (Jasmine Gracout and Robenson St. Firmin)', 2021. Courtesy of Stephen Friedman Gallery, London and Galerie Templon, Paris.

A still from Kehinde Wiley, 'Prelude', 2021. Courtesy of Stephen Friedman Gallery, London and Galerie Templon, Paris.

Con Webs of Life di Tomás Saraceno puoi portare un ragno gigante (in AR) a vivere con te

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

La scorsa estate l’artista di origini argentine Tomás Saraceno ha realizzato Webs of Life: uno dei suoi primi lavori in Realtà Aumentata (AR). L’opera consisteva nelle meticolose riproduzioni di due ragni (il Maratus speciosus e il Bagheera kiplingi). Ma in versione gigantesca.

Le sculture digitali sono state presentate all’ingresso della Sepentine South Gallery di Londra e a New York, nella mostra interamente dedicata alle opere in AR "The Looking Glass” (curata dal critico italiano, Cecilia Alemani). E si affiancavano a un ragno un po’ più piccolo e semplice, che però chiunque, da qualsiasi parte del mondo, poteva portarsi a casa. Un capolavoro digitale da collezionare gratuitamente, come già le colorate creazioni di Olafur Eliasson prima di lui.

AR & VR:

Anche se si prevede che entro il 2025 verranno venduti 71 milioni di dispositivi per la Realtà Virtuale (VR), la Realtà Aumentata (AR), che si limita a sovrapporre al mondo delle immagini digitali attraverso il telefonino, resta la scelta più apprezzata dagli artisti. Anzi si può dire che la pandemia, con la chiusura dei musei, abbia reso più veloce un processo di crescita già in corso. E, a momenti, di democratizzazione di un prodotto artistico ancora in parte elitario.

D’altronde già la 58esima Biennale d’Arte di Venezia sottolineava l’importanza del lavoro di artisti specializzati nel digitale e, visto che Cecilia Alemani curerà l’edizione 2022 (Il Latte dei Sogni) si prevede analoga attenzione. Tuttavia, da una parte il mercato resta legato (almeno per ora) ad altri mezzi espressivi, mentre dall’altra lo spettatore si trova ancora a combattere con incompatibilità tecnologiche varie. Acute Art, ad esempio, che fornisce agli artisti i mezzi per realizzare le loro idee sia in AR che in VR, e agli utenti una app per vedere le opere, continua ad avere problemi su molti smartphone (anche di fascia medio- alta).

ACUTE ART:

Finanziata dal ricco uomo d’affari svedese Gerard De Geer e da suo figlio Jacob, Acute Art, ha sede a Londra e con lei hanno già lavorato molti grandi nomi dell’arte contemporanea (a cominciare da Jeff Koons). Adesso è la volta di Saraceno, che con i suoi ragni giganti vuole sensibilizzare il pubblico verso le battaglie ecologiste della contemporaneità e indurlo a rispettare le altre specie animali. Soprattutto i ragni, per cui ha un’accesa passione fin dall’infanzia.

"Gli piace l'aspetto del ragno AR- ha detto il noto curatore Daniel Birnbaum (adesso direttore di Acute Art), al New York Times tempo fa- ma gli importa di più che tu presti attenzione ai ragni veri."

I RAGNI:

I ragni sono un pilastro del lavoro di Tomás Saraceno. Che, oltre a fondare L’organizzazione di ricerca Arachnophilia a loro dedicata, crea splendide sculture di ragnatele (a volte simili a fragili palazzi translucidi sospesi nell’oscurità) con l’aiuto dei piccoli aracnidi. Per non parlare di quando li chiama a predire il futuro (com’è successo alla Biennale di Venezia 2019).

WEBS OF LIFE:

Webs of Life, ha un impatto molto cinematografico, in bilico tra King Kong e Jurassic Park, ma è in realtà un’opera sobria (si limita a riprodurre il più possibile fedelmente i soggetti). A fare la differenza è la grande scala delle impalpabili sculture ma anche le specie di ragni ritratte. Saraceno, infatti, sceglie il Maratus speciosus, chiamato anche Ragno pavone, per i suoi colori intensi e il Bagheera kiplingi che è l’unico tra le oltre 50mila specie di ragni note alla scienza a mangiare prevalentemente vegetali (nemmeno lui però è completamente vegetariano: ruba occasionalmente larve di formica ma soprattutto, all’occorrenza, si nutre dei suoi simili). Le opere, ideali per fotografie e selfie, inducono chi guarda a prendere confidenza con gli aracnidi e lo abituano al loro aspetto. In questo modo l’artista spera che le persone imparino a trattare con rispetto i ragni veri.

A questo proposito Saraceno pubblica sul suo sito una “Lettera aperta per i diritti degli invertebrati. Verso reti di vita: per una vera realtà aumentata, che dice: “Cari abitanti dei mondi, Vorremmo iniziare ringraziandoti per il tuo tempo (…) e per non averci etichettato come "parassiti urbani" come fanno molti altri. (…) Abbiamo vissuto sulla terra per più di 380 milioni di anni, mentre alcuni di voi umani, solo 200 mila anni. La minoranza può imparare a convivere con la maggioranza di noi? Siamo il 95% di tutti gli animali sul pianeta terra che chiedono il diritto di tessere reti di vita, eppure siamo minacciati di estinzione da un numero così esiguo di individui. Non avere paura. Passiamo dall'aracnofobia all'aracnofilia (…)

Va in questa direzione anche la versione più piccola e semplice del Ragno pavone in AR, che chiunque può osservare muoversi in casa propria. Solo dopo aver condiviso però, la foto di un ragno scattata per l’occasione (attraverso l’app di Acute Art).

Tomás Saraceno, ha la capacità pressochè unica di far coincidere precisione scientifica e meraviglia, in opere a tratti molto poetiche e impregnate di commovente candore. Webs of Life non fa eccezione. Per vedere altri suoi lavori, sia in Realtà Aumentata che non, oltre al sito internet c’è anche l’account instagram. L’artista, inoltre, è attualmente in mostra al The Shed di New York (importante centro culturale situato a Manhattan), con una mega ragnatela di 30 metri di diametro dotata di sensori (l’installazione si chiama Free the Air: How to listen the universe in a spider/web mentre l’esposizione è intitolata Tomás Saraceno: Particular Matter(s) , fino al 17 aprile).

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

Tomás Saraceno, Bagheera kiplingi, 2021, augmented reality. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art.

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

Tomás Saraceno, Maratus speciosus, Augmented Reality, 2021. Courtesy Tomás Saraceno and Acute Art

Con dei robot fluttuanti e 53 litri di profumo Anicka Yi ha trasformato la Tate in uno stravagante acquario

Hyundai, Tate Modern, Anicka Yi, In love with the world. Veduta dell'installazione

Da ottobre Anicka Yi ha occupato la Tate Modern di Londra con l’opera “In Love with the world”. L’installazione, costituita da due serie di robot fluttuanti progettati dall’artista, ha trasformato l’enorme spazio della Turbine Hall in un acquario sospeso. Ma senz’ acqua.

I robot, ispirati a meduse varie forme di vita marina e funghi, ampliano il discorso già affrontato da Yi in Biologizing the Machine alla Biennale di Venezia. E si comportano in modo diverso a seconda del profumo diffuso nell’ambiente. Anicka Yi, infatti, ha anche creato dei “paesaggi olfattivi” (non sempre gradevoli) . E per farlo userà circa 53 litri di oli dall’inaugurazione alla conclusione dell’evento.

Nata in Corea ma vissuta negli Stati Uniti fin da bambina, Anicka, Yi, mixa scienza, arte e talvolta cucina nelle sue intelligenti ed affascinanti installazioni. Per fare scultura ha usato di tutto: dalla ghiaia dell'acquario ai biscotti delle Girl Scout, dagli antidepressivi ai fiori fritti in tempura. Ma ha un debole per i batteri e gli odori curiosi se non sgradevoli. Il New York Times, anni fa, ha scritto che lei “sta inventando un nuovo tipo di arte concettuale”.

I robot biomorfi di “In Love with the world” sono leggeri e si muovono nell’aria con scioltezza, come fossero esseri viventi. Composti di pochi elementi. sono dotati di sensori che individuano il calore corporeo dei visitatori. A cui si avvicinano senza strafare (sono stati programmati per tenersi a una distanza di due metri) come incuriositi. L’artista li ha creati per riflettere sulla convivenza tra umani e macchine.

"Volevo espandere le idee di Venezia- ha spiegato Anicka Yi su Instagram -esplorare il potenziale poetico e filosofico delle macchine. Come possono esseri umani e macchine essere compagni e parenti l'uno dell'altro, non soddisfare questo binario padrone-schiavo, con macchine o umani come signori supremi l'uno dell'altro".

I robot si comportano, inoltre, in modo diverso a seconda dell’essenza diffusa nell’aria. Anicka Yi, infatti, ha creato anche quelli che definisce “paesaggi olfattivi”. Cioè odori che ripercorrono la storia dell’area su cui sorge il quartiere londinese di Bankside, dalla preistoria fino all’”era delle macchine”. Tra questi ci sono il carbone e l'ozono della rivoluzione industriale e le spezie usate per allontanare la peste bubbonica durante l'epidemia. Ogni settimana questa impalpabile installazione cambia.

Del resto Yi ha sempre dato molta importanza all’olfatto (un senso, secondo lei, femminile) rispetto alla vista, che ritiene invece sopravvalutata.

"La nostra esperienza sensoriale dell'aria è troppo facilmente data per scontata- ha scritto in un altro post- e stiamo solo iniziando a capire come i composti volatili ambientali influenzino i nostri stati fisici, cognitivi ed emotivi. Questo è cambiato radicalmente durante il Covid con persone che si sentivano come "in guerra con l'aria" o perdevano l'olfatto e diventavano depresse. Stiamo iniziando a prendere atto della 'politica dell'aria', sia attraverso tossine, feromoni o microbi come i virus. L'aria è un mezzo molecolare infuso di rischio biologico e sociale."

L’opera “In Love with the world” di Anicka Yi (commissionata da Hyundai Motor) resterà alla Turbine Hall della Tate Modern fino al 16 gennaio 2022. L’artista newyorkese ha un sito internet e un account Instagram.

Hyundai, Tate Modern, Anicka Yi, In love with the world. Veduta dell'installazione

Hyundai, Tate Modern, Anicka Yi, In love with the world. Veduta dell'installazione

Hyundai, Tate Modern, Anicka Yi, In love with the world. Veduta dell'installazione

Hyundai, Tate Modern, Anicka Yi, In love with the world. Veduta dell'installazione