Sarà l’artista afro-americano Kehinde Wiley a dipingere Barack Obama per la Smithsonian National Gallery of Portraits (cioè il museo di Washington dove sono conservati i ritratti ufficiali dei 44 presidenti degli Stati Uniti). Una scelta che è stata salutata con interesse da molti perché Wiley sarà il primo pittore nero a entrare nella famosa galleria ma anche perché il suo stile è meno formale degli altri chiamati a portare a termine questo compito prima di lui.
Ma chi è Kehinde Wiley? Dalle interviste che ha rilasciato nel corso del tempo sembra emergere un’osservatore della realtà, curioso e riflessivo. Di certo è uno che di strada ne ha fatta parecchia.
Nato a Los Angeles nel ‘77 è stato cresciuto, insieme a 5 fratelli, da una madre single. “A South Central Los Angeles alla fine degli anni '80- spiega nel suo sito internet- (…) [c’erano] la violenza, il comportamento antisociale, le strade in fiamme. Sono stato fortunato perché mia madre era molto concentrata a tenerne fuori me, mio fratello gemello e gli altri. Nei week-end volevo andare a lezione d'arte presso un conservatorio. Dopo la scuola, rimanevamo chiusi in casa. Era qualcosa che odiavo, ovviamente, ma alla fine è stato un salvavita.” Insomma tempi duri: “Ricordo quando dovevo lottare per comprare i colori - ha dichiarato a Canadianart- e quando dovevo lasciare che le dimensioni delle cose che facevo fossero determinate da ciò che potevo permettermi.”
Adesso Kehinde Wiley ha al suo attivo i ritratti di alcune delle star più splendenti nel firmamento della musica nera come il rapper Ice T, Notorius B.I.G. o Michael Jackson. Ma anche di personaggi dello sport e dello spettacolo. Nella serie “An economy of Grace” le sue modelle indossano costumi nati da una collaborazione con Givenchy. E, alla notizia che sarebbe stato Wiley a occuparsi del ritratto ufficiale di Obama, la sua amica Chelsea Clinton ha festeggiato con un allegro tweet di congratulazioni.
L’artista ha cominciato ritraendo uomini afro-americani presi dalla strada nelle pose dei modelli degli antichi Maestri. Con il tempo ha dipinto anche personaggi famosi, donne e persone di colore di altri paesi. A rimanere inalterato è il mix di Storia dell’Arte e contemporaneità (espressa soprattutto attraverso i soggetti e l’abbigliamento). I motivi decorativi dai colori sgargianti che fanno da sfondo a gran parte dei suoi quadri, infine, possono essere indifferentemente presi da una carta da parati attuale o dalle piastrelle di un’antica moschea.
I suoi quadri sollevano interrogativi e aprono spazi di riflessione su razza e genere. In merito l’artista ha dichiarato a Vice: “In un certo senso, siamo tutti vittime della misoginia e del razzismo che esistono nel mondo, non importa quale sia il nostro genere o razza.”
Anche se i suoi quadri più noti sono quelli dei personaggi famosi, il progetto più importante degli ultimi anni è “The World Stage” in cui ha viaggiato in tutto il mondo (dalla Nigeria alla Cina, aprendo studi in loco e trasferendo il team di assistenti che lavorano per lui) per raccontare soprattutto la globalizzazione. In questo progetto lavora come negli Stati Uniti: sceglie le persone in strada e gli domanda di posare, poi mostra loro un libro di Storia dell'arte e gli chiede di quale opera vorrebbero essere protagonisti. A questo proposito ha raccontato che mentre gli americani dicono cose tipo "Finalmente mi hai trovato! Era ora!" e tutto è semplice e veloce, all'estero le persone non si spiegano il perchè l'artista le abbia scelte.