L’artista di origine danese Jakob Kudsk Steensen ricostruisce ambienti naturali incontaminati e fiabeschi usando le tecnologie più all’avanguardia, Realtà virtuale compresa. Premiato alla scorsa edizione della Biennale di Venezia per un’opera dedicata all’ultimo Kaua’i ʻōʻō (un uccello hawaiano morto nell’87), e al suo straziante canto d’accoppiamento solitario. Ha fatto notizia durante la pandemia con Catharsis, una fitta foresta capace di tramettere pace, che però nella realtà non esiste perché Kudsk Steensen l’ha completamente ricostruita, suoni compresi. La scorsa estate con Berl-Berl, si è dedicato alle zone umide di Berlino, sovrapponendo filmati d’archivio, paesaggi digitali, macrofotografie e quant’altro in un affresco paesaggistico multischermo esposto alla discussa e iconica Halle am Berghain (discoteca simbolo della trasgressione). Da allora, ovvimante, più nulla, dato che impiega molti mesi di lavoro per dar vita ad un progetto.
L’opera di Jakob Kudsk Steensen mette insieme le sue più grandi passioni: la natura, l’arte e i videogiochi. Risultato diretto della sua infanzia: “Sono cresciuto in una piccola città della Danimarca vicino all'oceano, in campagna- ha detto al magazine Lampoon- e ho frequentato una scuola Steiner “ . Lezioni all’aperto, insomma e videogiochi nel tempo libero: “Sono rimasto affascinato dai paesaggi virtuali in giovane età “. Tant’è vero che i suoi eroi artistici sono lo sviluppatore di giochi giapponese Hideo Kojima e il pittore tedesco del XIX secolo Caspar David Friedrich.
I suoi paesaggi virtuali, infatti, sono proprio in bilico tra i videogiochi, i grandi dipinti del romanticismo tedesco e il cinema fantasy. Ma senza streghe e maghi. Anzi la presenza dei mammiferi, umani e non umani, è bandita, a vantaggio di creature meno agitate e più silenziose, come alberi e funghi, in una festa di tessiture che rendono ogni angolo della composizione una scoperta.
Per arrivare a questi risultati il giovane artista (è nato nell’87) passa settimane, se non mesi, nel paesaggio da cui prende spunto (nel caso di Berl-Berl, ad esempio, è andato a lungo in canoa nelle paludi del Brandeburgo). Tuttavia il prodotto finale è invenzione. Non solo nella disposizione ma anche negli elementi che compongono il quadro: “Manipolo come si muove il sole nel paesaggio virtuale, le ombre e come le piante stanno intorno a te”. Così facendo gli piace pensare di rendere la realtà più vera.
L’uso della tecnologia e della fantasia per creare ambienti verosimiglianti ma irreali non deve però ingannare: Jakob Kudsk Steensen è un fanatico del rigore scientifico: fa ricerche d’archivio, va nei musei e collabora con una varietà di esperti (biologi, storici, scrittori ecc). Senza parlare della musica, per cui non si accontenta di contributi e si affianca a uno o più musicisti. Che, spesso, progettano vere e proprie installazioni sonore capaci di dare fluidità al racconto e riempire gli spazi liberi dai monitor.
Al centro delle sue opere c’è l’ambiente, certo. Ma le preoccupazioni ecologiste non sono il vero fulcro del racconto. A Jakob Kudsk Steensen interessa dimostrare che l’arte digitale sa essere colta ed arrivare al cuore di chi guarda.
Come ha detto lui stesso al periodico Wall Paper: “Non mi considero esplicitamente un artista attivista, anche se lavoro su temi come l'estinzione e la conservazione delle zone umide. Per me, il vero senso dell'attivismo qui è usare la tecnologia per qualcosa di molto emotivo, intuitivo, quasi rituale o spirituale; dimostrando che la tecnologia è qualcosa che puoi usare per immaginare, esprimere e sentire e stare con l'ambiente. Questa non è una narrazione che sentiamo spesso, e penso che sia la sua forza. Sono qui per questo: voglio più poesia nella tecnologia”.