Fabio Viale è un virtuoso della scultura in marmo. Parte dalle forme classiche per rivisitare il risultato in chiave contemporanea (qui le sue sculture tatuate). Conosce talmente bene il materiale che ne usa diversi tipi a seconda delle esigenze narrative . A quello di Carrara è dedicata la performance “Root’la” ambientata proprio nelle cave più famose d’Italia.
“Root’la” è un gioco di parole tra il termine inglese root (radice) e il verbo italiano rotolare. Il titolo riassume il significato e l’azione della performance. Nell’opera che si è svolta alle cave di Carrara (Toscana) Viale ha, infatti, portato delle copie di sculture classiche (ovviamente realizzate da lui in marmo di Carrara) in cima agli scavi, per poi lasciarle cadere giù per il pendio.
L’azione è chiara (le sculture hanno rotolato fino a valle), il significato tutto sommato anche (le opere attraverso quello che è successo hanno ritrovato le loro radici).
Fabio Viale ha così spiegato in un video che ho inserito in coda a questo post: “La mia idea è stata quella di andare su uno di questi con delle opere e poi buttarle giù a valle. Lo suggeriva già Michelangelo, dopo di lui Arturo Martini, cioè di usare il ravaneto come se fosse uno strumento di scultura. Perchè le opere quando rotolano, quando cadono a valle, in parte si distruggono ma in parte si alternao., si modificano e divengono un tutt’uno con la montagna (…) e questo percorso diviene un po’ la metafora della nostra vita”