Quando si guarda il lavoro di Richard Tuschman, si prova una strana sensazione. Sembrano fotografie ambientate nel passato. Si percepisce appena,però, che qualcosa non quadra. Ma, quel qualcosa, come fosse un rumore di fondo, molto-molto attutito, non affiora mai.
In realtà, le immagini di Richard Tuschman, sono frutto di un procedimento molto lungo e complesso. Che comincia costruendo un diorama del luogo in cui gli scatti sono ambientati.
La stanza, le finiture, le tende, il mobilio. Tutto, proprio tutto, talvolta persino il paesaggio che si vede dalle finestre, è minuscolo.
Solo in un secondo momento, Tuschman, fotografa i personaggi della sua storia. Fotografa il diorama. E inserisce i modelli nelle foto del diorama.
Perché le serie dell’artista newyorkese, in genere, hanno una storia. Che ci viene raccontata, scatto, dopo scatto.
In particolare, “Once Upon a Time in Kazimierz”, attualmente in mostra alla Klompching Gallery (New York), racconta la vita di una famiglia ebrea attraverso 17 opere.
In Polonia, negli anni ‘20. Appena prima il diffondersi del Nazismo. Prima dell’Olocausto. Scene di vita domestica, sospese ed animate da una vaga inquietudine. Prima della tempesta.
Inutile sottolineare, che nulla è stato lasciato al caso, e che ogni particolare è stato ricostruito in modo meticoloso. E in dimensioni minuscole. (via Booooooom)