A Parigi la eco-distanza di sicurezza è assicurata con il cinema in barca (elettrica) al Bassin de la Villette

image courtesy of paris plages

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Parigi si prapara a inaugurare il programma di attività ricreative e sport all’aria aperta “Paris Plages”. E quest’anno, un po’ per rispettare le norme di contrasto al coronavirus, un po’ per reazione ai mesi bui, lo fa in grande stile. Al Bassin de la Villette, infatti, domani, in occasione dell’apertura della stagione estiva cittadina, si terrà il "cinéma sur l'eau" (cinema sull’acqua). Cioè la proiezione del film “Le grand bain” (in Italia chiamato “7 uomini a bagno”) di Gilles Lellouche, che gli spetttori guarderanno dal lago artificiale accomodati sulle piccole barche elettriche messe a dispposizione dagli organizzatori dell’evento.

Un vero e proprio drive-in romantico ed ecosostenibile a cui purtroppo potrà partecipare solo un ristretto gruppo di persone estatte a sorte (la selezione è avvenuta nei giorni scorsi). L’evento è stato organizzato dal canale cinematografico MK2 con Häagen-Dazs e città di Parigi. Le imbarcazioni elettriche saranno 38, e ognuna porterà da due a sei persone. Tuttavia, il numero di spettatori che alla fine potrà accedere a questa evocativa proiezione si riduce a sole 20 persone. Per gli altri, a terra, ci saranno 150 sedie a sdraio da cui seguire il film.

Paris Plages si terrà dal 18 luglio al 30 agosto 2020. L'obbiettivo è quello di spingere parigini e turisti a vivere le rive della Senna. “Cinéma sur l’eau”, purtroppo, almeno per ora non sembra preludere a un appuntamento fisso. Ma un’occasione unica per rispettare le distanze di sicurezza con fantasia. (via Designboom)

poster dell’evento

poster dell’evento

I complessi diagrammi degli acquari giapponesi tracciano le storie d'amore dei pinguini

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Matrimoni, Tradimenti, gelosie, ma anche semplici amicizie e legami ambigui. E chi l’avrebbe mai detto che la vita sentimentale dei pinguini fosse tanto movimentata! Eppure è tutto nei dettagliati diagrammi del Sumida Acquarium di Tokio e del Kioto Acquarium. Che da due anni appassionano persone di tutto il mondo come una soap opera con dei simpatici protagonisti dal dress code un po’monotono.

A sfatare il mito del pinguino dolce e monogamo c’era già riuscita una ricerca che focalizzava la sua attenzione su una colonia di pinguini imperatore in piena Antartide. Così spinti dall’intereresse che l’argomento aveva suscitato i due acquari giapponesi hanno deciso di tracciare la vita affettiva dei loro ospiti bianconeri. L’hanno fatto con dei grafici particolareggiati che mostrano la foto di ogni pennuto, oltre al nome e ad alcune caratteristiche. Ognuno è collegato agli altri con frecce di vari colori (che possono essere reciproche o condurre semplicemente verso un altro). Quelle rosse indicano l’amore, gialle l’amicizia, verde antipatia, blu una relazione terminata, fucsia un rapporto i simpatia che potrebbe anche trasformarsi in qualcosa di più. Gli acquari hanno deciso di interire anche le foto dei custodi, che sono parte integrante di questo fitto intreccio e spesso hanno aggiunto delle note che accompagnano i grafici e contribuiscono a chiarire degli aspetti.

Purtroppo tutto è scritto solo in giapponese. Ma anche limitandosi a guardando i grafici si possono scoprire tante cose. Per esempio che nell’acquario di Kioto c’è una pinguina a cui quest’anno è stato spezzato il cuore per ben 6 volte (non preoccupatevi ha già un nuovo amore). Oppure che a quello di Tokio c’è una custode che con la sua amicizia con un pinguino si è attirata le ire della sua compagna che la odia cordialmente.

Pare che i pinguini esprimano la felicità nel vedere chi gli fa battere il cuore agitando le ali o muovendo il collo da destra a sinistra e che quando interrompono una relazione siano molto tristi e lo mostino rifiutando il cibo anche per più di un giorno.

Le immagini ad alta risoluzione dei diagrammi della vita affettiva dei pinguini durante il 2020 si trovano sui siti del Sumida Acquarium e del Kioto Acquarium. Gli indirizzi ovviamente vanno conservati per scoprire cosa succederà il prossimo anno. (via Spoon and Tamago)

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La Pontiac Ghost Car, la prima automobile trasparente, che nel '39 mostrò al mondo il futuro

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Era il 1939 quando la Pontiac Ghost Car venne presentata nel padiglione ‘Highways and Orizon’s’. di General Motors alla Fiera Mondiale di New York. Era un’automobile con la carrozzeria completamente trasparente che permetteva di vedere la macchina al suo interno. Non un modello ma un’auto completa a grandezza naturale. La prima vettura trasparente mai creata.

La Fiera Mondiale di New York di quell’anno fu uno spettacolo. E il padiglione della General Motor che conteneva la mostra Futurama (dov’era possibile vedere dall’alto un enorme plastico delle città del domani) ebbe un successo senza eguali. A Futurama, infatti, si mostrava come la rete stradale si sarebbe evoluta e di conseguenza come i centri abitati e le abuìitudini dei cittadini sarebbero cambiati. Sempre nel corso della fiera del ‘39 vennero mostrate invenzioni incredibili per l’epoca e che comunicavano una granitica fiducia nel futuro e nell’ingegno umano. Come il vetro che si piega; il Frig-o-Therm che cucina e congela allo stesso tempo; e una torcia parlante che trasmette il discorso su un raggio di luce. In generale la fiera di quell’anno fu preveggente riuscendo a immaginare più o meno precisamente come sarebbero state le città e la vita dei loro abitanti nelgli anni ‘60 del secolo scorso.

Nel padiglione della General Motors venne presentata anche la Pontiac trasparente, conosciuta come Ghost Car. L’auto, oltre ad avere la carrozzeria e altre parti interamente trasparenti perchè fatte di plastica acrilica ( la General Motors la costruì in collaborazione con la Rohm and Hass che inventò il plexiglas), era curata nei minimi dettagli. Le parti più piccole in metallo erano state lavate in rame, mentre l’hardware era cromato. Invece i copertoni ed altri elementi erano in gomma bianca. Inutile dire che costruirla costò una cifra da capogiro (25mila dollari dell’epoca).

Nel 1940 nacque una seconda Ghost Car. Le due macchine vennero esposte in tanti concessionari Pontiac degli Stati Uniti, per poi essere prestate a Smithsonian Istitution che le mise in mostra durante tutti gli anni ‘40. Di lì comincia un percorso che porta la prima delle due auto ad essere venduta per 308mila dollari (nel 2011).

La Pontiac Ghost Car, oltre ad essere la prima automobile trasparente ha un design pionieristico che la rende una sorta di scultura a quattro ruote, dove i materiali industriali di ultima generazione vengono associati all’idea di lusso, progresso e solida leggerezza. (via vintage everyday)

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