Le opere di Gil Batle ricordano un po‘ i bassorilievi di una cattedrale medioevale un po‘ le immagini di un fumetto, solo che lui le incide sui fragili gusci delle uova di struzzo. Ne escono delle composizioni cesellate, eleganti, e a un primo sguardo si può persino non rendersi conto che raccontano storie di violenza e dolore. Storie di carcere.
Perchè Gil Batle, in carcere c’è stato davvero.
Nato a San Francisco da genitori filippini 54 anni fa, ha continuato a entrare e uscire dalle prigioni della California per vent’anni. Ne ha girate 5. Posti come San Quentin, Chuckawalla e Jamestown . Condannato per frode e contraffazione, falsificava assegni per sostenere i costi della sua tossicodipendenza, finchè per interrompere questo circolo vizioso, non si trasferito in un’isola sperduta delle Filippine e ha cominciato a fare l’artista. Adesso le sue uova vengono vendute intorno ai 14mila dollari il pezzo.
D’altra parte Gil Batle in carcere disegnava tutti i giorni. Perlopiù tatuaggi per gli altri detenuti:
“L’ ‘artista’ della prigione era una merce… Lui era come un mago- ricorda Batle sul suo sito web- Persino i detenuti più duri erano ammirati dalle capacità degli artisti… Io ero quella merce… L’abilità nel disegnare, la mia età e il fatto che ero bravo a fingere (forza) nel farlo… Si potrebbe chiamare performance art… E’ come sono stato in grado di sopravvivere all’interno di quelle mura”.
In poche parole i tatuaggi di Batle sono stati la sua assicurazione sulla vita nei violenti carceri californiani dove la gang di detenuti e la segregazione razziale la fanno da padroni.
“Crips, e gang-banger della Fratellanza Ariana, in blocchi di cellule segregate razzialmente, dominano con intimidazioni e minacce- ha spiegato il mercante e collezionista Norman Brosterman- Ma la facilità di disegno di Batle era considerata magica dagli assassini, dagli spacciatori di droga e dagli autori di rapine a mano armata, le cui storie sono ora raccontate con dettagli minuziosamente incisi sul fragile guscio di un uovo di struzzo.”
Cambia soltanto i nomi o non li mette affatto ma dice di raccontare sempre storie vere. A volte attinge alla sua biografia altre si riferisce a persone che ha conosciuto e cose che ha visto. Per farlo usa un trapano odontoiatrico ad alta velocità. Le uova di struzzo le sceglie personalmente al mercato, poi le svuota, le disegna e le incide. Cosa non semplice vista la fragilità dei gusci.