Il fotografo francese, Raphael Olivier, nella serie “Pyongyang vintage socialist architecture”, ci restituisce, con il consueto stile distante, un po’ post-apocalittico, ma sempre raffinato, una Corea del Nord persa nel tempo e inconsapevole.
Un Paese che più della paura suscita tenerezza.
Raphael Oliver (di cui abbiamo già parlato in questo post) è nato e cresciuto a Parigi ma da diversi anni a questa parte vive a Singapore. E, da lì, racconta incessantemente la storia di un Estremo Oriente paradossale, schiacciato da ambizioni troppo grandi, ingenuamente goffe nella realizzazione, per gli individui. E, di conseguenza, di altrettante disillusioni.
Non lo fa con ironia, ma prendendo una distanza tale dal racconto, che lo spettatore non si sente mai forzato a provare dei sentimenti. Anzi, chi guarda le sue foto, finisce per sentirsi pervaso da una sensazione di assoluta libertà. Come se l’umanità intera lo avesse lascito libero di vagabondare tra enormi palazzi e strade spaziose. Senza neppure doversi preoccupare di prendere una direzione.
A Pyongyang vivono circa 3milionidi persone ma dagli scatti di Raphael Olivier sembra una megalopoli d’altri tempi, completamente deserta. Animata soltanto dalle linee rette degli edifici e dagli innaturali colori puri degli interni di stampo sovietico.
“Quasi completamente distrutta durante la guerra di Corea (1950 - 1953)- scrive Raphael Olivier sul suo sito internet- Pyongyang si è sollevata dalle sue ceneri nel 1960 e '70, con l'aiuto di architetti locali e designers, spesso addestrati in Unione Sovietica. Il risultato, sono delle strutture imponenti, segnate dall’influenza di stili architettonici costruttivista, modernista, futurista e brutalista. Questo saggio fotografico si propone di dare un piccolo spaccato dell'architettura socialista, ben conservata di Pyongyang, Una delle città più isolate e sconosciute in tutto il mondo".
Volendo è possibile seguire Raphael Olivier anche sul suo account Bèhance.