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“Seven magic mountains” di Ugo Rondinone, un po’ extraterrestri un po’ totem modaioli, portano il colore nel mezzo del deserto

tutte le foto by gianfranco gorgoni /courtesy of art production fund and nevada museum of art

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In bilico tra scultura monumentale e installazione site-specific “Seven magic mountains”, di Ugo Rondinone, ha il potere si confondere chi la osserva.
Sarà l’apparente semplicità, sarà che richiama alla mente tante cose nello stesso momento. Saranno i color fluorescentii, così accattivant,i eppure così improbabili nel bel mezzo del deserto. Ma lascia l’osservatore un po’ destabilizzato. Incapace di decidere l’effetto che “Seven magic mountains” abbia su di lui.
L’intervento è stato realizzato dall’artista, Ugo Rondinone (nato in Svizzera da genitori italiani e ormai residente negli Stati Uniti), nel deserto del Mojave a sud di Las Vegas. Ha richiesto la collaborazione dell’associazione no-profit “Art production found” e del “Nevada museum of art”. E, malgrado l’apparente semplicità, ha richiesto ben 5 anni di lavoro.
“Seven Magic Mountains” fa pensare ai totem dei nativi americani, ma anche alle rocce modellate spontaneamente da vento ed erosione (gli hoodoos). Ma soprattutto richiama alla mente l’arte di creare torri di sassi per meditazione (a questo proposito potete dare un’occhiata al post di Artbooms su “Gravity glue”).

Invece e’ stato realizzato con enormi lastre di roccia locale fissate al terreno da a spessi perni. Quintali di peso, che si ergono impavidi per più di 10 metri e mezzo in altezza.
Se la forma delle sette sculture di Rondinone asseconda il luogo in cui sono state collocate, non si può dire lo stesso dei colori. Accesi, fluorescenti, decisamente artificiali, caratterizzano infatti, ogni singolo modulo delle torri, contrastano con l’arido paesaggio naturale circostante.

Sarà possibile vedere la monumentale installazione, “Seven magic mountains” di Ugo Rondinone per due anni soltanto. (via Designboom)

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