La pittura iperrealista di Antonio Santín minuta e dettagliata come la tessitura di tappeti persiani
Antonio Santín dipinge tappeti. Sempre e solo tappeti, con una pittura iperrealista talmente dettagliata da rendere impossibile all’osservatore distinguerla da una tessitura.
Di lui avevo già parlato ma le sue nuove opere sono ancora più complesse. I tappeti sono molto spiegazzati, le frange ancora più lunghe e mosse. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a veri tappeti appesi a parete. Ed avvicinandosi, di più e di più, fin quasi a toccare la tela con il naso, l’impressione non cambia. La tessitura è dettagliata e i fili sembrano in rilievo.
Antonio Santín ha spiegato che ultimamente si è concentrato sul "rilievo scultoreo che va oltre la sensazione del ricamo". E di essersi inventato una tecnica che gli permette di arrivare non solo a ingannare l’occhi ma anche a indurre una sensazione tattile.
"Per raggiungere questo livello di complessità- ha detto- ora uso macchinari pneumatici. Quando l'aria compressa spinge la pittura ad olio all'interno di una cannuccia, un filo sottile fuoriesce da una punta fine. Controllando la velocità dell'output e il modo in cui viene applicato sulla tela, è possibile modellare la pittura ad olio in filigrane complesse. Successivamente, applico una vernice a olio scura, che non solo produce il chiaroscuro che crea il trompe l'oeil, ma funge anche da patina che evidenzia tutto il rilievo scultoreo del dipinto".