Le sculture di Onishi Yasuaki, come magiche montagne fluttuanti fatte di… colla a caldo e fogli di plastica da imballaggio
Le sculture dell’artista giapponese Onishi Yasuaki evocano immagini di paesaggio: montagne, onde, foreste. E hanno molto a che fare con la pittura perché sono selve di segni che avvolgono lo spettatore rendendolo partecipe di un mondo in cui velature e lievi chiaroscuri raggiungono la terza dimensione.
Un risultato che ha dell’incredibile se si tiene conto che Yasuaki lavora soprattutto con fogli di plastica e colla a caldo. Cioè con dei materiali poveri, leggeri e privi di forma.
Le opere che fanno parte di ‘Reverse of volume’, una delle serie di installazioni più famose di Onishi Yasuaki, attualmente in mostra in Val di Sella (Artesella-The Contemporary Mountain; Malga Costa; Trentino), viste da fuori sembrano montagne fluttuanti, mentre via via che ci si avvicina assomigliano più a caverne o nubi. E di sicuro sono una forma di pittura tridimensionale carica di tratti e delicati giochi di luce che ricordano i chiaroscuri.
Per l’artista è lo spazio lasciato libero da una scultura, che va considerato soggetto. Per questo le sue opere fluttuano sempre: se le statue poggiano a terra va da sé che lo spazio vuoto è intorno ma soprattutto sotto e sopra di loro.
Per creare le sue installazioni Yasuaki fa delle torri di scatoloni che ricopre con dei fogli di plastica, piazza dei ganci sul soffitto e comincia a far colare la colla a caldo dall’alto. Poi toglie le scatole. Fa tutto da solo con l’aiuto di un assistente.
Nonostante la mole di lavoro necessaria per arrivare alla realizzazione dell’opere le sue sono sculture effimere.
Così il curatore Joshua Fisher ha descritto la chiusura della mostra di Yasuaki alla Rice University Art Gallery (Texas): “Naturalmente, nulla dura per sempre (specialmente la colla a caldo) e l'installazione temporanea di Onishi doveva essere smantellata, ma ciò sembrava adattarsi ad un'installazione che allude al mondo naturale e ai fenomeni in costante evoluzione della gravità, della luce e della percezione. Dopo la disinstallazione, la galleria era completamente vuota, fatta eccezione per alcuni sacchi neri dei rifiuti pieni di fogli di plastica e colla.”