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La Versailles misteriosa di Olafur Eliasson tra nebbia, specchi magici e fontane ghiacciate in piena estate

all images courtesy of the artist, neugerriemschneider, berlin; tanya bonakdar gallery, new york  © olafur eliasson

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Da otto anni a questa parte il Palazzo di Versailles organizza tutte le estati importanti mostre di artisti contemporanei. Questa stagione è il turno di Olafur Eliasson che firma un’esposizione minimalista solo nel titolo ( “Olafur Eliasson: Versailles” ).
La mostra, composta da 3 installazioni monumentali nei giardini (“Waterfall”, “Fog assembly”, “Glacial rock flour garden”) e 6 opere nel palazzo (“The curious museum”, “Deep mirror yellow”, “Deep mirror black”, “Your sense of unity”, “Solar compression”, “The gaze of Versailles”) rimarrà aperta fino al 30 di ottobre.

E mette in scena tutti i pezzi forti dell’artista danese (di origine islandese): dalla cascata che sembra materializzarsi magicamente, alla nebbia, ad astri che si insinuano dove meno te li aspetti. C’è da credere che il Palazzo di Versailles non sia mai stato così misterioso.
C’è perfino una fontana ghiacciata nel mezzo della calura estiva (in realtà l’installazione è composta di farina di roccia artica).
“La Versailles che ho sognato è un luogo che dà potere ad ognuno -dice Eliasson-  Che invita i visitatori a prendere il controllo della paternità della propria esperienza invece che consumarla e rimanere abbagliati dalla grandezza. Un luogo che chieda loro di esercitare i loro sensi, per abbracciare l’inaspettato, andare alla deriva attraverso i giardini e sentire il paesaggio prendere forma attraverso il loro movimento”.
La portata principale di questa importante mostra è “Waterfall”, l’imponente cascata che sembra materializzarsi dal nulla, e che Olafur Eliasson ha già eretto in precedenza (per esempio a New York, sotto il Ponte di Brooklin, dove si è anche aggiudicata la palma del progetto d’arte pubblica più caro, con i suoi 15 milioni e mezzo di costo).

L’installazione di Olafur Eliasson, rende omaggio all’architetto paesaggista di Luigi XIV, Andre Le Notre, e al suo desiderio di completare i giardini del palazzo con una cascata.

“Io uso nebbia e acqua per amplificare i sentimenti di impermanenza e trasformazione- dice Eliasson- Le opere d’arte liquefanno il disegno formale dei giardini, mentre fanno rivivere le visioni originali ed irralizzate di Andre Le Notre”. (via Designboom, tutte le foto sono di Anders Sune Berg)