Biennale di Venezia 2017| Il Padiglione Nuova Zelanda di Lisa Reihana e lo splendido video che misura 23 metri x 10 anni di lavoro
La personale di Lisa Reihana che rappresenta la Nuova Zelanda alla Biennale di Venezia 2017 si intitola “Emissaries“ (Emissari) ed è composta da oggetti e fotografie ma soprattutto da un video bello da mozzare il fiato.
“In pursuit of Venus [infected]” sembra un antico dipinto ambientato ai tropici invece è una video-installazione monumentale. I personaggi non sono figure create a tavolino ma performers che si muovono sullo sfondo lussureggiante.
Questo tramutarsi della realtà in pittura è frutto di un mix di tecnologie cinematografiche e di animazione. Proiettate su una superficie di 23 metri e mezzo di lunghezza (per 3.3 d’altezza).
D’altra parte, l’opera ha richiesto quasi 10 anni di lavoro.
Lisa Reihana ha creato “In pursuit of Venus [infected]” ispirandosi al ciclo francese di pannelli dipinti su carta Les Sauvages de la Mer Pacifique (1804–05), anche conosciuto come “I viaggi del Capitano Cook” (prodotto da Joseph Dufour & Cie e illustrato da Jean-Gabriel Charvet).
Quest’ultimo, fa riferimento alle leggendarie spedizioni di Jean-François de La Pérouse, Louis Antoine de Bougainville e del capitano James Cook. Ma naturalmente la grande scenografia neoclassica viene re-inventata dall’artista neozelandese. La cultura dei nativi emerge prepotente, l’ottica dei colonizzatori azzerata, il confronto tra le due etnie si fa infezione che corrode la patina irreale della rappresentazione originale. Tutto però è storicamente corretto, sia che si tratti di una scena effettivamente svoltasi, sia che l’artista l’abbia inventata.
“Reihana colloca la morte di Cook alle Hawaii come il momento drammatico di rottura- spiega il materiale informativo del Padiglione Nuova Zelanda- Questa e altre storie sono messe in scena all’interno di un mondo di immagini e di suoni senza fine dove il tempo è ciclico.
Un accompagnamento sonoro che combina scene riprese dal vivo, il ticchettio di un orologio originale utilizzato nei viaggi di Cook, e rare registrazioni di taonga pūoro (strumenti musicali Māori) che Cook raccolse esalta lo sviluppo emotivo dell’opera “.
Il titolo del video vuole evocare il termine “punto di vista” (in inglese point of view) e, al contempo alludere attraverso la parola “Venere” alla missione scientifica internazionale per misurare i cieli documentando il transito di Venere nel 1769 (al fine di determinare la distanza tra la Terra e il Sole).
A livello tecnico ci sono 1500 strati individuali digitali per un totale di 33 milioni di pixel in ogni singola inquadratura di “In pursuit of Venus [infected]”. L’opera è proiettata con molteplici proiettori laser DLP e ha una risoluzione di 15K.
Oltre a questo video l’artista presenta due grandi fotografie e oggetti antichi e non.
Sarà possibile visitare il Padiglione Nuova Zelanda di Lisa Reihana, alle Tese dell’Isolotto in Arsenale, per tutta la durata della Biennale di Venezia 2017. “In pursuit of Venus [infected]”, invece, lo si potrà vedere anche nell’autunno del 2018 alla “Royal accademy of arts” al centro di una grande mostra sull’arte dell’Oceania organizzata per celebrare 250esimo compleanno dell’istituzione londinese.
NOTA: Le immagini a seguire di "Porsuit of Venus [infected]" sono tutti particolari. Il video di sotto è la versione breve realizzata in precedenza