Borondo che con vetro, pittura e luce si è inventato la street-art che si muove e cambia aspetto
Lo street-artist spagnolo Gonzalo Borondo non usa tecnologie o processi meccanici solo pittura e installazione ma riesce a far muovere le sue sculture. Gli bastano vetro e luce. Un po’ per il suo stile pittorico e un po’ perché usa lastre dipinte in sequenza ma il risultato fa pensare alla cronofotografia ottocentesca e agli esperimenti pionieristici d Eadweard Muybridge.
Con la luce artificiale in ambienti chiusi i fotogrammi scorrono piuttosto veloci come nei primi esperimenti dei precursori del cinema, mentre con quella naturale, all’aperto, le figure dipinte in sequenza sembrano spostarsi appena e non sempre, ma compensano quest’incertezza con la capacità di assorbire il paesaggio circostante e cambiare aspetto a seconda dell’ora del giorno.
Gonzalo Borondo ha lavorato parecchio in Italia. E’ dell’anno scorso a Roma, infatti, l’installazione ‘Ubiquitas’ in cui una donna dipinta su diverse lastre di vetro sembrava incedere come una modella in passerella, salvo poi moltiplicarsi e ballare.
Quest’anno a Catanzaro in occasione del festival di street-art “Altrove” ha realizzato “Aria” un’installazione monumentale composta da ben 185 vetri serigrafati (ognuna delle 73 figure che si sono formate accostandoli è stata poi completata a mano). L’opera, collocata all’aperto, nello storico e scenografico Complesso Monumentale di San Giovanni, gioca con il paesaggio e con la mutevolezza delle luci. La sequenza di lastre di vetro in questo caso, non è posta in linea retta, per meglio raggiungere l’obbiettivo.
Oltre a Gonzalo Borondo alla quarta edizione di “Altrove” hanno partecipato il francese 3ttman, l’argentino Jorge Pomar (Amor), gli italiani Ciredz e Andreco.