Daniel Arsham con Lunar Garden fa ritornare dal futuro un giardino zen e mette in scena 10 anni di carriera al MOCO Museum di Amsterdam
Come un gioco di specchi tra passato, passato-prossimo, presente e futuro; lontano e vicino; memorie intime e condivise. E’ Daniel Arsham (ne ho parlato qui). E non cambia durante la sua prima volta ad Amsterdam dove sarà in mostra in due spazi contemporaneamente. Anzi, se possibile, con la messa in scena dell’installazione Lunar Garden alla Galerie Ron Mandos e della grande mostra Connecting Time al MOCO Museum, riesce ad apparire ancora più sfaccettato e sfuggente.
Connecting Time: La mostra organizzata dal MOCO Museum di Amsterdam in collaborazione alle gallerie che rappresentano l’artista statunitense (Perrotin e Ron Mandos) analizza dieci anni di lavoro di Daniel Arsham. Dalle serie all white degli Elastic Walls fino a quelle di fictional archaeology in cui l’artista si trasforma in archeologo del futuro e inventore (visto che per creare questi pezzi ha dovuto elaborare delle tecniche tutte sue). In questa grande personale Arsham presenta anche in esclusiva due nuove installazioni: Amethyst Ball Cavern e Eroded Wall Paper Room.
La prima è una caverna di palloni da basket erosi dal tempo fino a trasformarsi in pietra da cui spuntano cristalli d’ametista. Il colore è vivo fin quasi a diventare psichedelico (il che potrebbe persino sembrare strano visto che Arsham è daltonico) ,l’opera è immersiva. Eroded Wall Paper Room ,invece, è una stanza bianca dal design mid-century a grandezza naturale. Inutile dire che anche quest’ultima sembra un elegante reperto archeologico congelato nel tempo. Daniel Arsham usa sostanze geologiche (come la cenere vulcanica, il quarzo rosa, l'ossidiana e la roccia glaciale) e ha sviluppato una vasta gamma di procedure e tecniche per ottenere l’effetto ‘reperto archeologico del futuro’.
Static Mythologies: La personale dedicata ad Arsham dalla galleria Ron Mandos, invece, ha il suo piatto forte nella scultura Lunar Garden in cui convivono installazione e performance (l’artista ha creato i solchi nella sabbia del giardino zen). L’opera che è vero e proprio spazio architettonico è una riflessione sul tempo e sulla transitorietà dell’opera dell’uomo. L’albero di ciliegio è pietrificato come di consueto, ma fanno la loro comparsa un punto luce stabile (la luna) e la sabbia con la sua natura multiforme. Un colore zuccheroso e insistente contribuisce a trasformare questo delizioso giardino giapponese in una surreale apparizione.