Tra oro, cenere e carrelli della spesa, il magnifico Kiefer a Palazzo Ducale di Venezia andrà in scena fino a gennaio

Anselm Kiefer portrait. Photo credit Georges Poncet

Impossibile non rimanere stupiti e ammirati di fronte a "Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)", l’ultimo capolavoro dell’artista tedesco Anselm Kiefer. La grande e complessa installazione pittorica che in questi mesi riempie completamente le pareti della Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale (dopo aver lasciato un’importante traccia di se anche nella Sala della Quarantia Civil Nova), rappresenta, forse, la più importante tra le decine di mostre organizzate in giro per Venezia in occasione della 59esima Biennale d’Arte.

La mostra che avrebbe dovuto concludersi a fine mese è stata prorogata visto il successo.

Già la sede prepara il visitatore alla magnificienza di ciò che vedrà: "Capolavoro dell’arte gotica, il Palazzo Ducale di Venezia-spiega il sito ufficiale- si struttura in una grandiosa stratificazione di elementi costruttivi e ornamentali: dalle antiche fondazioni all’assetto tre-quattrocentesco dell’insieme, ai cospicui inserti rinascimentali, ai fastosi segni manieristici". E per arrivare alle opere di Kiefer il visitatore deve seguire il percorso, sala dopo sala, tra preziose armature, affreschi e dipinti. Fino appunto, alla Sala dello Scrutinio, che affaccia su Piazza San Marco ed è quella in cui si eleggeva il Doge.

Viene da se che sia la più ricca di decorazioni. Uno spazio magico ma difficile per un artista. Kiefer lo ha affrontato in modo diretto ma con diplomaiza. Facendo in modo che la sua opera dialogasse con gli elementi pittorici (ben 33 tele sul soffitto) e decorativi preesistenti (l’oro degli intarsi in legno e i colori degli affreschi, ad esempio, si ritrovano ai margini dei grandi dipinti contemporanei), senza perdere però, mai, la sua personalità.

Entrando, infatti, si scopre che le altissime e vaste pareti della sala sono state sostituite dalle tele dell’artista tedesco. Interamente (dal pavimento sl soffitto), senza dimenticare nemmeno un lembo di parete, compresi gli spazi sopra le finestre. L’installazione è talmente vasta da far apparire lo spettatore piccolo-piccolo. Anche se lo avvolge.

La pittura è quella di Kiefer: strati di colore tridimensionali, materici, oggetti prelevati tali e quali ed inseriti nella composizione. Pennellate vigorose. Mentre il soggetto, che a un primo sguardo rasenta l’astrazione, si scopre ricchissimo di particolari, talvolta minuti. I dipinti, intessuti di riferimenti storici, filosofici e letterari, sono resi unformi da una tavolozza sapientemente modulata.

Per creare quest’opera monumentale l’artista orginario di Donaueschingen (nel circondario della Foresta-Nera Baar) è partito dagli scritti del filosofo veneto Andrea Emo (da cui prende il titolo la mostra) e al testo dell'opera tragica di Goethe, Faust: Seconda parte. Ma le fonti di ispirazione sono molte di più.

Come scrive in una lettera indirizzata alla direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, Gabriella Belli, lo stesso Kiefer :“Vedrai il nuovo spazio da me creato è una sovrapposizione di tutte le possibili idee, filosofie provenienti dal Nord, dal Sud, dall’Oriente e dall’Occidente

L’ opera, infatti, composta da diverse enormi tele, è stata commissionata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) per celebrare i 1600 anni della città lagunare. E prima di tutto è una riflessione su Venezia, la sua storia e la sua dimensione simbolica, atemporale.

"Non riprodurrò la storia di Venezia- dice ancora Kiefer- i costanti alti e bassi, cronologicamente, bensì come simultaneità, la simultaneità di un qualcosa e del nulla".

Gli elementi che suggeriscono la Storia della Serenissima sono però al centro di ogni dipinto: " C’è il quadro con i continenti- spiega— questa è l’era geologica, vedi la teoria delladeriva dei continenti di Alfred Wegener. E poi c’è il quadro con le uniformi: l’era storica, la potenza della Serenissima sulla terraferma, e anche il quadro con i sommergibili: la potenza di Venezia sul mare. Con cui affermo che i veneziani già avevano i sommergibili. Il quadro con la bara, contenente il corpo di san Marco, si riferisce all’era umana. Nella bara c’è un sacchettino con le reliquie. E allora ci vengono in mente le reliquie più significative, ad esempio i chiodi della croce a cui fu inchiodato Gesù Cristo".

"Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)" è stata pensata per la Sala dello Scrutinio. Quest’ultima insieme a quella del Maggior Consiglio venne colpita da un incendio nel 1577 in cui andarono distrutti dipinti di Giovanni Bellini, Vivarini, Carpaccio, Tiziano, Tintoretto e Pordenone. Oggi ci sono le opere di Tintoretto, Vicentino e Palma il Giovane.

Con questi maestri e con quelli che li hanno preceduti si è confrontato l’artista tedesco

La monumentale installazione pittorica site-specific "Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)", di Anselm Kiefer, si potrà ammirare a Palazzo Ducale di Venazia fino al 6 gennaio 2023.

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

ANSELM KIEFER Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), 2022, installation view © Anselm Kiefer Photo: Georges Poncet Courtesy Gagosian and Fondazione Musei Civici Venezia

Anselm Kiefer portrait. Photo credit Georges Poncet

Le sculture bronzee con cristalli di Daniel Arsham luccicano tra il fogliame autunnale dello Yorkshire Sculpture Park

“Unearthed Bronze Eroded Melpomene” (2021). All images courtesy of Yorkshire Sculpture Park

Anche l’artista statunitense Daniel Arsham (alcuni articoli su di lui qui) ha deciso di affrontare il bronzo. Materiale utilizzato fin dall’antichità (uno dei primi esempi di scultura bronzea risale al 460 Avanti Cristo) e proprio per questo quasi completamente abbandonato dagli artisti contemporei. Lo fa nel corso della mostra “Daniel Arsham: Relics in the Landscape” allo Yorkshire Sculpture Park.

Arsham, che, nel vasto e antico parco nei pressi del villaggio inglese di West Bretton, ha esposto sei grandi opere, usa il bronzo per praticità, certo. Ma naturalmente non è l’usura degli elementi il principale motivo a spingerlo. Gioca infatti con la sua patina verde, che insieme al foliage autunnale si riflette nei cristalli fusi direttamente nel corpo dei soggetti. Ma cita anche la storia dell’arte e la scultura classica.

Senza contare che il materiale di antichissima memoria ben si adatta alla sua poetica, dove gli oggetti della cultura pop di oggi (da quelli di uso comune come un tostapane fino ai personaggi dei cartoni come Pikachu) diventano "reliquie future".

"Con il progredire della storia- ha detto- tutti gli oggetti si fanno antiquati e, in qualche modo, diventano tutti rovine o reliquie, in disuso o sepolti."

Tra i soggetti in mostra nella campagna inglese ci sono Neil Armstrong che sbarca sulla luna nel ‘69 (Bronze Eroded Astronaut ), il personaggio dei Pokemon Pikachu, crato in Giappone alla metà degli anni ‘90 (Bronze Crystallized Seated Pikachu), ma anche una statua di Afrodite del I secolo A.C. ( Bronze Eroded Venus of Arles). Isieme le opere creano una cronologia caotica che trova pace e ordine nelle conoscene condivise di oggi destinate a diventare testimonianze del passato domani (il fatto che alcune lo siano già non vuol dire che non avranno un futuro).

Recentemente l’artista che vive e lavora a New York "ha avuto accesso-spiega il sito dello Yorkshire Sculpture Park- agli stampi originali della fonderia di alcune delle sculture classiche più iconiche della Francia esposte al Louvre, tra cui una figura femminile alta 3,9 metri che è stata scolpita intorno al 50 a.C. La statua è stata portata alla luce nel XV secolo e negli ultimi 500 anni circa è stata pensata come Melpomene, la musa greca della tragedia. Dallo stampo di questa scultura Arsham ha creato Unearthed Bronze Eroded Melpomene (2021), che in questo paesaggio collega il passato con il presente".

I cristalli che compaiono in tutte le crepe create nelle opere sono il segno del tempo trascorso. Perchè Arsham le immagina così in un futuro remoto. Ma sono simboleggiano anche un processo di progressione. Di muglioramento.

Daniel Arsham, una cui opera digitale è stata esposta a Palazzo Strozzi di Firenze nel corso della mostra sugli NFT, con le sue sculture bronzee non è il solo artista famoso attualmente esposto allo Yorkshire Sculpture Park. Dopo, per esempio Chiharu Shiota o Kimsooja, adesso tra gli altri c’è’ anche Damien Hirst. (via Colossal)

“Unearthed Bronze Eroded Melpomene” (2021, detail)

“Bronze Eroded Venus of Arles” (2022)

In primo piano: “Bronze Eroded Astronaut” (2022). Sullo sfondo: “Bronze Eroded Bunny” (2022)

“Bronze Eroded Astronaut” (2022)

“Bronze Extraterrestrial Bicycle” (2022)

In uscita un nuovo film sull'intramontabile bad guy della Storia dell'arte. "L' Ombra di Caravaggio" di Michele Placido dal 3 novembre

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, con il suo fascino indiscusso da bad guy della Storia dell’Arte, continua a colpire l’immaginario collettivo. Anche dopo oltre 400 anni dalla sua scomparsa. E le drammatizzazioni dedicate alla sua vita non mancano di certo. Quest’anno a pensare a portarla sul grande schermo è stato Michele Placido con il film “L’Ombra di Caravaggio”, che verrà presentato in anteprima alla diciasettesima Festa del Cinema di Roma. E dal 3 novembre sarà nelle sale.

Non si può dire che ci siano pochi spunti. E poi dopo tanto tempo anche la storia diventa mallebaile quel tanto che basta, per trasfomare i personaggi a seconda della svolta che si decide di imprimere alla narrazione. Così Caravaggio, geniale artista ma anche uomo violento, collerico e attaccabrighe, può farsi tormentato, ribelle, perseguitato, così da incastrarsi perfettamente in una storia in bianco e nero, con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra.

Non è detto che “L’Ombra di Caravaggio” sia così, anche se il trailer porta a sospettarlo. E la trama pure. Il film diretto da Michele Placido, infatti, parla di un pittore intollerante nei confronti delle regole dettate dal Concilio di Trento “che tracciava le coordinate esatte nella rappresentazione dell’arte sacra” spiega il materiale ufficilale della pellicola.

E che “Usava nei suoi dipinti sacri prostitute, ladri e vagabondi”. Allora: “Papa Paolo V decide di commissionare a un agente segreto del Vaticano una vera e propria indagine, per decidere se concedere la grazia che il pittore chiedeva dopo la sentenza di condanna a morte per aver ucciso in duello un suo rivale in amore. Così l’Ombra, questo il nome dell’investigatore, avvia le sue attività di inchiesta e spionaggio per indagare sul pittore che - con la sua vita e con la sua arte - affascina, sconvolge, sovverte”.

L’Ombra di Caravaggio” di Michele Placido è presentato da Goldenart Production e Rai Cinema. Gli attori sono: Riccardo Scamarcio (Caravaggio), Isabelle Huppert (marchesa Costanza Colonna), Louis Garrel (Ombra)e Micaela Ramazzotti (Lena). Il film cerca di ricostruire le atmosfere dei quadri dell’antico maestro e a volte le opere stesse. Suggestiva e catartica, iinfine, la colonna sonora, caratterizzata da brani di musica elettronica e post-rock con forti atmosfere dream. Quest'ultima, composta da ORAGRAVITY (duo formato da Umberto Iervolino e Federica Luna Vincenti) per Edizioni Curci e Goldenart Production, uscirà in digitale dal 4 novembre 2022.